Libri della Bibbia: Neemia

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Titolo

Neemia (“Yahweh conforta”) era un celebre coppiere, la cui figura non compare mai nella Scrittura se non nel libro omonimo.

Come per i libri di Esdra e di Ester, suoi contemporanei, che prendono il titolo dai loro protagonisti, anche il libro di Neemia narra alcune vicende della vita di questo personaggio alla guida del popolo d’Israele.

Sia la Septuaginta greca (LXX) che la Vulgata latina intitolano il libro “secondo libro di Esdra”.

Anche se oggi i libri di Esdra e Neemia sono separati nella maggior parte delle nostre Bibbie, un tempo erano uniti e formavano un’opera unica, come ancora accade nella versione ebraica.

Gli autori del Nuovo Testamento non citano Neemia.

Autore e data

Benché gran parte di questo libro sia stato redatto a partire dalle memorie di Neemia e scritto secondo la sua personale prospettiva (1: 1–7: 5; 12: 27-43; 13: 4-31), sia le tradizioni giudaiche che quelle cristiane ne attribuiscono la paternità a Esdra.

Questa ipotesi si basa, in primo luogo, su una prova estrinseca: il fatto che Esdra e Neemia originariamente formassero un testo unico, come testimoniano la LXX e la Vulgata.

In secondo luogo, vi sono alcune prove intrinseche che confermerebbero tale ipotesi: p. es. l’espressione ricorrente “la mano del SIGNORE” o “la mano di Dio”, tema dominante in entrambi i libri, nonché il ruolo di sacerdote-scriba di Esdra.

Come scriba egli aveva accesso agli archivi reali di Persia, il che spiega la gran quantità di documenti amministrativi riportati nei due libri, specialmente in Esdra.

Pochissime persone potevano avere accesso agli archivi reali dell’Impero persiano; Esdra costituisce un’eccezione (cfr. Ed 1: 2-4; 4: 9-22; 5: 7-17; 6: 3-12).

Gli eventi narrati nel cap. 1 di Neemia si collocano alla fine dell’anno 446 a.C., ventesimo anno di regno di Artaserse (464-423 a.C.), e si sviluppano cronologicamente dal primo periodo del governatorato di Neemia a Gerusalemme, 445-433 a.C. ca (Ne 1–12), al secondo periodo, che probabilmente ebbe inizio nel 424 a.C. ca (Ne 13).

Il libro di Neemia fu scritto da Esdra in un periodo imprecisato durante o dopo il secondo governatorato di Neemia, ma non più tardi del 400 a.C.

Contesto e ambiente di Neemia

Memore della promessa di un castigo, Dio si servì degli Assiri e dei Babilonesi per punire Giuda e Israele.

Nel 722 a.C. gli Assiri deportarono le dieci tribù del nord, disperdendole in tutto il mondo allora conosciuto (2 R 17).

Poco più di un secolo dopo, nel 605-586 a.C., Dio permise ai Babilonesi di saccheggiare, distruggere e spopolare quasi totalmente Gerusalemme (2 R 25), a causa della proterva infedeltà di Giuda al patto.

Dio castigò il suo popolo attraverso 70 anni di cattività in Babilonia (Gr 25: 11).

Durante il periodo di deportazione dei Giudei, il governo mondiale passò dalle mani dei Babilonesi a quelle dei Persiani (539 a.C. ca; Da 5); fu questo il periodo in cui Daniele ricevette la maggior parte delle rivelazioni profetiche (cfr. Da 6, 9–12).

Il libro di Esdra si apre con il decreto di Ciro, re persiano, che ordina al popolo di Dio di tornare a Gerusalemme per riedificare la casa di Dio (539 a.C. ca) e narra i fatti relativi al ripristino del calendario nazionale giudaico di festività e sacrifici.

Zorobabele e Iesua guidarono il primo rimpatrio (Ed 1–6) e la ricostruzione del tempio.

Apprendiamo da Ester delle condizioni del residuo giudeo in Persia (483-473 a.C. ca), allorché Aman cercò di sterminarli dalla faccia della terra.

Ed 7–10 narra il secondo rimpatrio da lui capeggiato nel 458 a.C., mentre Neemia è incentrato sul terzo rimpatrio allo scopo di riedificare le mura di Gerusalemme (445 a.C. ca).

In quel periodo della storia giudaica l’Impero persiano dominava su tutto il mondo mediorientale.

La sua amministrazione di Giuda, pur tollerante, era però attenta a contrasti o eventuali segni di ribellione da parte dei sottoposti.

La ricostruzione delle mura della città conquistata sarebbe stata considerata una minaccia dall’amministrazione centrale persiana.

Solo una persona che godeva della fiducia del re poteva assumersi una tale responsabilità.

Nel momento più critico della rinascita di Giuda, Dio suscitò Neemia, che ricevette uno degli incarichi più delicati nella storia imperiale, vale a dire quello di coppiere e confidente del re.

La vita di Neemia alle dipendenze del re persiano Artaserse (464-423 a.C. ca) aveva i suoi lati positivi.

Come Giuseppe, Ester e Daniele, anch’egli occupava una posizione privilegiata all’interno del palazzo da cui s’irradiava il dominio del mondo antico, in virtù della quale Dio poté usarlo per favorire la riedificazione delle mura di Gerusalemme, nonostante ciò che tale ricostruzione poteva rappresentare per il controllo persiano della città.

Nondimeno, sono ammissibili altre importanti osservazioni dal punto di vista storico.

  1. Ester, matrigna di Artaserse (vd. nota a Et 1: 9), avrebbe potuto facilmente convincerlo a mostrare benevolenza verso i Giudei e specialmente Neemia;

  2. le settanta settimane profetiche di Daniele furono inaugurate dall’ordine di ricostruire la città emesso da Artaserse nel 445 a.C. (cfr. capp. 1–2);

  3. il papiro di Elefantina, contenente una serie di documenti egiziani risalenti al V sec. a.C., conferma il racconto di Neemia menzionando il governatore di Samaria Samballat (2: 19), Iocanan (6: 18; 12: 23) e Bigvai (410 a.C. ca; Ne 10: 16), che succedette a Neemia come governatore di Gerusalemme;

  4. Neemia e Malachia rappresentano gli ultimi scritti canonici dell’A.T. alla luce tanto del loro contenuto (Ne 13; Ml 1–4) quanto del periodo in cui Esdra scrisse.

I successivi messaggi di Dio a Israele non furono pertanto trasmessi se non 400 anni dopo questi avvenimenti, al tempo, cioè, dell’annuncio della nascita di Giovanni il battista e di Gesù Cristo (Mt 1; Lu 1–2).

Nonostante la rivelazione veterotestamentaria diretta a Israele si fosse conclusa prima dell’incarnazione di Cristo, i Giudei non avevano ancora sperimentato la pienezza dei vari patti e promesse di Dio.

Benché vi fosse ancora un residuo giudaico, secondo la promessa fatta ad Abraamo (cfr. Ge 15: 5), esso non era però numeroso come ai tempi dell’Esodo (Nu 1: 46).

I Giudei non possedevano il paese in cui vivevano (Ge 15: 7) né godevano di autonomia governativa (Ge 12: 2).

Il trono davidico era vacante (cfr. 2 S 7: 16), sebbene il sommo sacerdote appartenesse alla discendenza di Eleazar e Fineas (cfr. Nu 25: 10-13).

La promessa divina di realizzare il nuovo patto di redenzione attendeva la nascita, la crocifissione e la risurrezione del Messia (cfr. Eb 7–10).

Temi storici e teologici

Un tema che ricorre in tutto il libro è quello dell’attenta e rispettosa lettura della Parola di Dio per giungere a compiere la sua volontà.

Un risveglio spirituale scaturì dalla lettura che Esdra fece del “libro della legge di Mosè” (8: 1).

Dopo la lettura, Esdra e alcuni sacerdoti ne spiegarono accuratamente il significato al popolo in ascolto (8: 8).

Il giorno successivo Esdra riunì i capi famiglia, i sacerdoti e i Leviti per “esaminare le parole della legge” (8: 13).

Il sistema sacrificale fu attentamente ripreso perché fosse osservato “come sta scritto nella legge” (10: 34, 36).

Tanto erano decisi a osservare la volontà di Dio, che si impegnarono “con esecrazioni e giuramenti a camminare nella legge di Dio” (10: 29).

Nel momento stesso in cui furono realizzate le riforme matrimoniali, ciò avvenne secondo quanto era stato letto nel “libro di Mosè” (13: 1).

Un altro tema cardine, l’ubbidienza di Neemia, si ripropone costantemente, come si può rilevare dall’autoreferenzialità delle memorie attorno a cui ruota il libro.

Dio operò a partire dall’ubbidienza di Neemia, ma anche servendosi dei cuori scellerati ed empi dei propri nemici.

I nemici di Neemia furono sconfitti, non tanto perché le sue strategie ebbero successo, quanto piuttosto perché “Dio rese vano il loro progetto” (4: 15).

Dio si avvalse dell’opposizione dei nemici di Giuda per umiliare il suo popolo, così come si avvalse del favore di Ciro per ricondurlo dalla prigionia, finanziando i progetti di ricostruzione e proteggendo la riedificazione delle mura di Gerusalemme.

Non sorprende quindi che Neemia stesso abbia riconosciuto il vero motivo che l’aveva indotto a cercare di ripopolare Gerusalemme:

Dio mi mise in cuore…” (7: 5).

Dio stesso si era messo all’opera.

Un altro tema presente in Neemia, così come in Esdra, è quello dell’opposizione.

I nemici di Giuda sparsero la voce che il popolo di Dio si era ribellato alla Persia al fine di intimidire Giuda e bloccare la ricostruzione delle mura. Nonostante l’opposizione esterna, la corruzione e i dissensi interni che fiaccavano il popolo, Giuda completò le mura di Gerusalemme in soli cinquantadue giorni (6: 15), assaporò un risveglio spirituale dopo la lettura che Esdra fece della legge (8: 1ss.) e celebrò la festa delle Capanne (8: 14ss.; 445 a.C. ca).

Lo scandaglio continuo dei pensieri, delle motivazioni e delle delusioni di Neemia induce il lettore a identificarsi più facilmente con il protagonista che con la realtà latente della “sovrana mano di Dio”, del suo controllo e intervento negli affari del popolo e dei suoi nemici.

Nondimeno, a prescindere dalla condotta esemplare del celebre coppiere, è Dio che coordina in prima persona la ricostruzione delle mura, nonostante l’opposizione e i continui imprevisti.

Il tema della “benefica mano di Dio” si snoda attraverso tutto il libro di Neemia (1: 10; 2: 8, 18).

Sfide interpretative

Una prima sfida che si pone al lettore è la seguente: gran parte dei fatti narrati nel libro si svolge presso le porte di Gerusalemme (cfr. Ne 2–3, 8, 12).

In secondo luogo, il lettore deve sapere che gli avvenimenti narrati nei capp. 1–2 si snodano lungo l’arco di un anno circa (445 a.C.) e che un lungo intervallo di tempo (circa vent’anni) intercorre fra Ne 12 e 13.

È infine necessario tenere a mente che Neemia fu due volte governatore di Gerusalemme: una prima volta nel periodo 445-433 a.C. (cfr. Ne 5: 14; 13: 6) e una seconda volta probabilmente a partire dal 424 a.C. fi no al 410 a.C.

Schema del libro

  1. Primo governatorato di Neemia (1:1–12:47)

    1. Rimpatrio di Neemia e ricostruzione (1:1–7:73a)

      1. Neemia va a Gerusalemme (1:1–2:20)

      2. Neemia e il popolo riedifi cano le mura (3:1–7:3)

      3. Neemia ricorda il primo ritorno con Zorobabele (7:4-73a)

    2. Risveglio e rinnovamento con Esdra (7:73b–10:39)

      1. Esdra espone la legge (7:73b–8:12)

      2. Il popolo adora e si pente (8:13–9:37)

      3. Esdra e i sacerdoti rinnovano il patto (9:38–10:39)

    3. Ripopolamento e inaugurazione con Neemia (11:1–12:47)

      1. Gerusalemme è ripopolata (11:1–12:26)

      2. Il popolo inaugura le mura (12:27-47)

  2. Secondo governatorato di Neemia (13:1-31)



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Testo tratto da La Sacra Bibbia con note e commenti di John MacArthur

Staff La Casa della Bibbia

Pubblicato in: La Bibbia, I Libri

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