La Bibbia e l'Apocalisse di Giovanni

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L’Apocalisse di Giovanni è senz’altro uno dei libri neotestamentari più citati della Bibbia, nonché il più citato a sproposito!

Il titolo italiano è una trappola su cui fantasticano o pontificano quanti sono a corto di ispirazione e, soprattutto, privi di cultura biblica.

Le prime parole di questo libro, indubbiamente alquanto insolito, sono: “Rivelazione di Gesù Cristo”.

Rivelazione: questo è infatti il significato del sostantivo “apocalisse” e questa è una delle chiavi del libro.

Ci troviamo di fronte a un’opera enigmatica, scritta quasi in codice (molto probabilmente a causa delle persecuzioni che subivano i cristiani) che, però, mira principalmente a far conoscere la figura di Gesù, la sua opera passata e quella futura.

Non si tratta soltanto di un libro arcano che svela gli eventi e le catastrofi a venire.

Certo, il libro e l’autore sono profetici, ma lo sono con l’obiettivo di rivelare la Parola, non di svelare il futuro!

L’autore dell’Apocalisse

Secondo l’intestazione del libro, sembrerebbe trattarsi dell’apostolo Giovanni.

Si noti, però, che il Vangelo e le tre lettere di Giovanni non sono firmati.

In ogni caso, i teologi e la tradizione sembrano concordi nell’attribuire questo libro al “discepolo che Gesù amava”.

Naturalmente, lo stile degli scritti è molto diverso, come diverso è anche ili messaggio che intendono trasmettere.

Si ritiene che Giovanni si trovasse agli arresti domiciliari nell’isola di Patmos quando fu sorpreso dalle straordinarie visioni descritte nel suo libro.

Sopraffatto dagli avvenimenti e da queste visioni, l’autore usa dei superlativi per tentare di esprimere l’ineffabile.

Comprendere l’Apocalisse

Per comprendere quest’opera, occorre avere una buona conoscenza dell’Antico Testamento (numerosi sono, infatti, i richiami dell’autore ai libri veterotestamentari) e dell’epoca di redazione del testo.

Questo libro è stato scritto in un periodo di crisi: i cristiani sono minacciati e in quasi tutto l’impero romano incontrano difficoltà e persecuzioni – Nerone li ha già accusati dell’incendio di Roma!

La repressione è spaventosa, e, poiché delatori e spie sono ovunque, Giovanni deve codificare il suo messaggio. Questa è la sola ragione per cui l’Apocalisse può essere considerato un libro per “iniziati”, intendendo per iniziati i conoscitori dell’Antico Testamento, della cultura ebraica e dell’epoca di redazione di questa sua opera.

Nei 404 versetti di cui si compone il libro dell’Apocalisse, sono stati individuati 518 riferimenti a 24 libri dell’Antico Testamento.

Più di tre versetti su quattro contengono uno o più richiami agli scritti ispirati dell’Antica Alleanza.

Risulta difficile, a distanza di venti secoli, decifrare questo messaggio, benché in ogni epoca sia stato possibile trarne diverse interpretazioni.

Così, la figura della Bestia in grado di colpire mezzo mondo è stata identificata, secondo le epoche e le situazioni, con Cesare, Napoleone, Stalin o Hitler.

Lo stile dell’Apocalisse

Quest’opera è direttamente ispirata alla cosiddetta “letteratura apocalittica”, fiorita, soprattutto tra gli Ebrei, dal primo esilio fino al I secolo d.C.

Lo stesso Antico Testamento contiene altri testi di questo tipo (fra cui i libri di Daniele, Ezechiele e Zaccaria). Inoltre, Giovanni richiama simboli, formule, espressioni che risuonano senz’altro nelle orecchie dei lettori.

Numeri e colori sono, analogamente, di tipo simbolico: la matematica e il “pantone” dei colori non c’entrano

per nulla…

Dall’esame di una trentina di opere ebraiche appartenenti al filone “apocalittico” si rileva un certo numero di caratteristiche comuni.

La maggior parte dei rispettivi autori si firma con uno pseudonimo ispirato a un personaggio famoso (si parla, dunque, di testi pseudoepigrafi): Enoc, Abramo, Baruc, Elia, Esdra, Isacco, Mosè…

Si riscontrano alcune caratteristiche comuni in queste apocalissi:

  • Sono scritte in tempo di persecuzione.
  • Stilizzano un linguaggio simbolico e visionario.
  • Raffigurano esseri soprannaturali (angeli, demoni, bestie fantastiche).
  • Annunciano il secondo avvento di Gesù (il giorno del Signore),che giudicherà tutta la terra.

Questo giorno è preceduto da un imperversare di potenze sataniche che colpiscono il mondo con il male, in tutte le sue forme.

Ma Dio libera i credenti dalla prova e risuscita coloro che hanno pagato con la vita la propria fedeltà.

A Giovanni piace giocare con le immagini fantastiche, gli accostamenti enigmatici, i simboli, le figure allegoriche. Molti di questi espedienti narrativi spiazzano il lettore.

Chi non ha mai provato una sottile inquietudine sentendo parlare dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, della Bestia o del settimo sigillo?

Il tema principale del libro, la battaglia tra Dio e Satana, si presenta e si sviluppa sotto varie forme: la guerra tra il Bene e il Male, quella dell’agnello contro il drago, tra Gerusalemme e Babilonia.

Si scontrano il sigillo di Dio e il marchio della Bestia, ma anche la sposa e la prostituta, gli angeli di Dio e gli spiriti immondi.

Da tutto questo derivano sia la vera che la falsa adorazione.

Le lettere alle sette Chiese

Il libro dell’Apocalisse si apre con sette lettere indirizzate ad altrettante comunità.

Queste Chiese sono veramente esistite e hanno certamente ricevuto il messaggio di Giovanni.

Inoltre, al di là di poche righe indirizzate specificamente a questa o a quella Chiesa, l’intera Apocalisse si rivolge a tutte.

Ma le sette Chiese sono anche altrettanti “tipi” di espressioni della fede; è in quest’ottica che, di conseguenza, occorrerà leggere ciascuna di queste brevi missive, nel contesto venutosi a creare in tutte le realtà ecclesiali nel corso della storia.

Se dunque Giovanni scrive alla Chiesa di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea, in realtà è alle chiese di tutto il mondo che intende rivolgersi.

In ciò consiste la dimensione profetica di questo libro, benché alcuni commentatori ritengano che le sette Chiese rappresentino altrettante tappe della storia della cristianità; la storia della Chiesa cristiana comincerebbe, secondo loro, come quella di Efeso e terminerebbe (insieme al mondo) come quella di Laodicea.

E a che livello sarebbe la Chiesa attuale?

A quello di Pergamo? Sardi? Filadelfia? Dio solo lo sa!

Nella Bibbia il numero 7 rappresenta la pienezza, la perfezione.

Nel libro dell’Apocalisse è assai frequente: 7 Chiese, 7 spiriti, 7 stelle, 7 fiaccole, 7 angeli, 7 trombe, 7 candelabri, 7 teste e 7 diademi, 7 flagelli, 7 coppe, 7 sigilli, 7 corna e 7 occhi, 7 tuoni, 7 monti e 7 re.

In ogni caso, le lettere contenute nell’Apocalisse fanno riferimento alla situazione concreta e spirituale delle comunità cui si rivolgono, che tendono al declino spirituale.

Si tratta di comunità che subiscono la pressione dell’immoralità imperversante e del benessere materiale.

A causa di una subdola intrusione di eresie e di divisioni interne, molte di queste comunità hanno perso di vista il loro “primo amore”.

L’era apostolica conosce già le avvisaglie della fine e le comunità cristiane sono soggette ai mutamenti dovuti al ricambio generazionale.

Una svolta difficile.

In una delle sue lettere, l’autore dell’Apocalisse scrive che non bisogna amare il mondo.

Tuttavia, i primi cristiani erano influenzati dall’ambiente in cui vivevano: il sincretismo religioso di matrice grecoorientale costituiva un pericolo reale per il Cristianesimo.

Il sincretismo di oggi è rappresentato dalla filosofia New Age.

Gli avvertimenti dell’apostolo, dunque, sono necessari.

Per questo motivo in ciascuna delle lettere egli scandisce la stessa litania: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.

Temi principali dell’Apocalisse

L’intera Bibbia si potrebbe riassumere con una formula del tipo: “creazione – caduta – redenzione”.

L’Apocalisse non si discosta molto da tale sintesi.

Infatti, si può riassumere in: “giudizio – redenzione – inaugurazione del regno”.

Così l’Apocalisse trascende il tempo della terra e degli uomini per posare lo sguardo su ciò che esiste “oltre”.

L’Apocalisse e, quindi, l’analisi di Giovanni, parte dallo stato della Chiesa della fine del I secolo (capitoli 2-3) e poi descrive gli eventi che prepareranno la seconda venuta del Signore (4-19).

Il libro si conclude con le visioni dei nuovi cieli e della nuova terra (19:11-22).

Il tutto forma un insieme perfetto: un prologo (come nel Vangelo dello stesso Giovanni) seguito dal dramma (in sette atti) e da un epilogo.

Le scene profetiche dei capitoli 4–19 non sembrano seguire un ordine cronologico consecutivo, ma riprendono e sottolineano i medesimi princìpi che agiscono nel corso della storia; quella stessa, identica storia che continua ciclicamente a ripetersi.

L’avvicendamento delle visioni non fa altro che sottolineare l’intensificazione del conflitto tra Dio e Satana, dipanandosi come una spirale infernale per sfociare nell’apoteosi finale: “Amen. Vieni, Signore Gesù”.

Come abbiamo già visto, i quattro evangelisti sono talvolta simboleggiati da figure di animali.

Giovanni è rappresentato da un’aquila.

L’aquila sorvola la sua zona di caccia in cerchi concentrici e, dall’alto del suo punto di osservazione, sempre più elevato e sempre più ampio, scruta il suolo.

Il profeta dell’Apocalisse si comporta proprio in modo analogo: con un semplice colpo d’ala si innalza ed estende gradualmente il proprio campo visivo, fino ad abbracciare i secoli.

Non vede il futuro in modo lineare, ma circolare, concentrico.

La storia è una spirale: non c’è niente di nuovo sotto il sole, ha già detto l’Ecclesiaste.

Gli schemi proposti per la lettura di questo libro sono molto diversi a seconda del sistema di interpretazione adottato: una visione consecutiva oppure parallela dei fatti della storia, considerati, rispettivamente in senso cronologico o prospettico.

In generale, si distinguono sette visioni, suddivise in altrettanti passaggi.

Queste visioni simboleggiano i princìpi che agiscono in tutta la storia della Chiesa.

I primi undici capitoli descrivono un conflitto che ha luogo sulla terra.

I cristiani incontrano molti ostacoli e difficoltà.

Nel corso di queste lotte Cristo si manifesta con potenza in mezzo al suo nuovo popolo: la Chiesa.

Questa rappresentazione di Gesù è sviluppata in seguito con la figura dell’Agnello che apre il libro di Dio, dove sono scritti i decreti divini.

Anche l’11 settembre?

Come spesso accade, dopo un grave evento luttuoso c’è chi cerca di interpretare l’avvenimento con l’aiuto della Bibbia e, possibilmente, dell’Apocalisse.

Così, all’indomani del tragico attentato di New York dell’11 settembre 2001, si è riproposta una rilettura dell’Apocalisse.

New York è un’altra immagine di Babilonia, con il suo crogiolo di culture, lingue e popoli, ma anche con la sua ricchezza e la sua ambizione.

Le Torri Gemelle, simboli di un’America forte e dominante, le transazioni internazionali che si svolgevano ogni giorno al loro interno da parte di centinaia di società di Borsa, banche e istituti finanziari sono emblemi fin troppo evidenti.

Quando i terroristi (che rivendicano la propria appartenenza a un Dio diverso da quello degli americani) colpiscono le due torri sotto lo sguardo allibito del mondo intero, spettatore “in diretta” dell’opera di devastazione, non c’è soltanto terrore e stupore, ma la realizzazione delle profezie.

I mercati azionari si fermano.

Le transazioni sono congelate.

La terra è pietrificata. Perché le prestigiose torri sono crollate nello spazio di un’ora.

Ecco come la Bibbia annuncia eventi del genere:

Dopo questo, vidi un altro angelo discendere

dal cielo con grande potere, e la terra

fu illuminata dal suo splendore.

Gridò a gran voce:

“È caduta, è caduta Babilonia la grande,

ed è diventata covo di demòni,

rifugio di ogni spirito impuro,

rifugio di ogni uccello impuro

e rifugio di ogni bestia impura e orrenda.

Perché tutte le nazioni hanno bevuto

del vino della sua sfrenata prostituzione,

i re della terra si sono prostituiti con essa

e i mercanti della terra si sono arricchiti

del suo lusso sfrenato”.

E udii un’altra voce dal cielo:

“Uscite, popolo mio, da essa,

per non associarvi ai suoi peccati

e non ricevere parte dei suoi flagelli.

Perché i suoi peccati si sono accumulati

fino al cielo

e Dio si è ricordato delle sue iniquità.

Ripagatela con la sua stessa moneta,

retribuitela con il doppio dei suoi misfatti.

Versatele doppia misura nella coppa in cui

beveva.

Quanto ha speso per la sua gloria e il suo

lusso,

tanto restituitele in tormento e afflizione.

Poiché diceva in cuor suo:

– Seggo come regina,

vedova non sono

e lutto non vedrò–.

Babilonia, città possente;

in un’ora sola è giunta la tua condanna!”

Anche i mercanti della terra piangono e si

lamentano su di essa, perché nessuno compera

più le loro merci: i loro carichi d’oro,

d’argento e di pietre preziose, di perle, di lino,

di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati

di ogni specie, oggetti d’avorio, di legno, di

bronzo, di ferro, di marmo; cinnamomo, amomo,

profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di

farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli,

carri, schiavi e vite umane.

“I frutti che ti piacevano tanto

si sono allontanati da te;

tutto quel lusso e quello splendore

per te sono perduti

e mai più potranno trovarli.”

I mercanti, divenuti ricchi grazie a essa, si

terranno a distanza per timore dei suoi tormenti;

piangendo e lamentandosi, diranno:

“Guai, guai, la grande città,

tutta ammantata di lino puro,

di porpora e di scarlatto,

adorna d’oro,

di pietre preziose e di perle!

In un’ora sola

tanta ricchezza è andata perduta!”

Non servono commenti…

È la rappresentazione dell’ora del giudizio, annunciato dallo squillo delle sette trombe.

A partire dal capitolo 12, l’Apocalisse mostra una Chiesa perseguitata al centro di battaglie cosmiche, bestie spaventose dai poteri incredibili e un orribile drago.

Una di queste bestie porta il famigerato numero 666.

In questi scontri, interviene Cristo con i 144.000 che portano il suo nome.

  • 666. Numero triangolare, risultante della somma dei numeri da 1 a 36.
    Il 6 è sovente inteso come il numero dell’imperfezione (7-1 = 6; abbiamo già visto, infatti, che la perfezione è rappresentata dal numero 7).
    Il triplo 6 è dunque “la perfezione dell’imperfezione”.
    All’epoca di Giovanni il Male era rappresentato da Roma e dalla sua autorità, che si qualifica come divinità.
    La somma dei valori numerici delle lettere che compongono il nome “Dio Cesare” in ebraico è, per l’appunto, 666!
  • 144.000. Il quadrato di 12 moltiplicato per 1000.
    Dodici sono le tribù di Israele e anche i discepoli.
    Il numero 1000 rappresenta la pienezza (per esempio un regno di mille anni).
    (12 x 12) x 1000 è il perfetto compimento.
    La schiera dei 144.000 che, a fianco di Cristo, combattono l’assalto del male non rappresenta la totalità dei salvati, ma la comunità simbolica dei credenti che hanno scritto sulla fronte il nome del loro Salvatore.

A partire dal capitolo 15, l’Apocalisse presenta diverse visioni (le sette coppe del giudizio, le sette piaghe, la caduta di Babilonia e la battaglia finale), il cui simbolismo è talvolta complesso.

Lungo i secoli non sono mancate diverse interpretazioni.

Quando parla di Babilonia, Giovanni non fa semplicemente riferimento a quella città (che, all’epoca, non era più una potenza), ma pensa soprattutto a ciò che questa città rappresenta: corruzione e paganesimo.

Giovanni cita Babilonia con l’appellativo di “città dai sette colli”; e infatti il potere dominante all’epoca della redazione dell’Apocalisse era costituito da Roma, città che notoriamente sorge su sette colli!

Il riferimento alla caduta di Babilonia non aveva alcun significato per i primi lettori dell’Apocalisse, mentre la caduta di Roma era una vera e propria speranza per tutti i cristiani perseguitati e trucidati nelle arene.

Ed è proprio a quest’ultima che Giovanni allude con la sua affermazione in codice.

A partire dal capitolo 20, Giovanni prevede la vittoria finale di Cristo e, dunque, della Chiesa: è finalmente giunto il momento di stabilire il regno di Dio, i nuovi cieli e la nuova terra, senza dimenticare la nuova Gerusalemme, forse la Gerusalemme celeste.

La fine del tempo è annunciata in modo grandioso e impressionante: Giovanni, certamente sopraffatto dalle visioni che ne fanno un testimone privilegiato, tenta di descrivere le proprie folgorazioni.

Compongono questo libro eccezionale numerosissimi richiami all’Antico Testamento, allegorie, il linguaggio in codice e l’elemento del mistero, tipico di qualsiasi rivelazione.

E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave

dell’Abisso e una grande catena. Afferrò il drago, il serpente antico,

che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni; lo gettò

nell’Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché

non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni,

dopo i quali deve essere lasciato libero per un po’ di tempo.

Poi vidi alcuni troni – a quelli che vi sedettero fu dato il potere

di giudicare – e le anime dei decapitati a causa della testimonianza

di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato

la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto il marchio sulla

fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo

per mille anni; gli altri morti invece non tornarono in vita fino

al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beati

e santi quelli che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro

non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti

di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per mille anni.

Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato

dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che stanno

ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra:

il loro numero è come la sabbia del mare. Salirono fino alla

superficie della terra e assediarono l’accampamento dei santi

e la città amata. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo,

che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove

sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno

e notte per i secoli dei secoli.

E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero

dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé.

E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri

furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita.

I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base

a ciò che era scritto in quei libri. Il mare restituì i morti che esso

custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi

e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la Morte

e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda

morte, lo stagno di fuoco. E chi non risultò scritto nel libro della

vita fu gettato nello stagno di fuoco.

(Apocalisse 20:1-15)

La Bibbia: Approfondimenti

tratto da La Bibbia per tutti for Dummies

Staff La Casa della Bibbia

Pubblicato in: La Bibbia

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