Libri della Bibbia: Ezechiele

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Titolo

Da sempre il libro è conosciuto con il nome del suo autore, il sacerdote e profeta Ezechiele (1: 3; 24: 24), peraltro mai menzionato altrove nella Scrittura.

Il suo nome significa “fortificato da Dio” e ben si addice al ministero profetico a cui Dio lo aveva chiamato (3: 8-9).

Per proclamare e illustrare il messaggio che Dio rivolge al popolo esule, Ezechiele ricorre a visioni, profezie, parabole, immagini e simboli.

Autore e data

Partendo dal presupposto che il “trentesimo anno” di cui al v. 1: 1 si riferisca all’età di Ezechiele, se ne deduce che il profeta aveva venticinque anni quando fu fatto prigioniero e trenta quando ricevette la chiamata al ministero.

All’età di trent’anni i sacerdoti iniziavano il loro ministero: per Ezechiele si trattò, pertanto, di un anno molto importante.

Il suo ministero ebbe inizio nel 593/592 a.C. e si protrasse per almeno ventidue anni, fino al 571/570 a.C. (cfr. 29: 17).

Coevo di Geremia (più vecchio di lui di circa vent’anni), egli menziona Daniele (suo coetaneo) in 14: 14, 20; 28: 3 come profeta ben noto.

Come Geremia (Gr 1: 1) e Zaccaria (cfr. Za 1: 1 con Ne 12: 16), Ezechiele era sia profeta che sacerdote (1: 3).

In virtù del suo retroterra sacerdotale, egli aveva una particolare familiarità e uno spiccato interesse per le questioni legate al tempio; pertanto Dio si servì di lui per parlare in modo specifico di questi aspetti (8: 1–11: 25; 40: 1–47: 12).

Ezechiele e la moglie (menzionata in 24: 15-27) facevano parte del folto gruppo dei 10.000 Giudei deportati a Babilonia nel 597 a.C. (2 R 24: 10-17).

Vivevano a Tel-Abib (3: 15), sulle sponde del fiume Chebar, probabilmente nella regione a sud-est di Babilonia.

Ezechiele rievoca la morte della moglie in esilio (24: 18), ma nel libro non vi è alcun accenno alla morte del profeta, avvenuta, secondo la tradizione rabbinica, attorno al 560 a.C. per mano di un principe israelita, la cui idolatria egli aveva condannato.

Ezechiele ricevette la vocazione profetica nel 593 a.C. (1: 2) a Babilonia (“il paese dei Caldei”), durante “il quinto anno della deportazione del re Ioiachin”, avvenuta nel 597 a.C.

Egli data spesso le sue profezie a partire dall’anno della deportazione (8: 1; 20: 1; 24: 1; 26: 1; 29: 1; 30: 20; 31: 1; 32: 1, 17; 33: 21; 40: 1).

Nel caso di 40: 1, egli riferisce una visione avvenuta “quattordici anni dopo la presa della città” (la caduta di Gerusalemme avvenne nel 586 a.C.): si trattava, dunque, del 573/572 a.C.

L’ultimo oracolo di Ezechiele di cui si abbia notizia risale al 571/570 a.C. (29: 17).

Le profezie dei capp. 1–28 seguono un ordine cronologico.

In 29: 1 il profeta retrocede all’anno precedente a 26: 1.

Nondimeno, da 30: 1 in avanti (cfr. 31: 1; 32: 1, 17) egli osserva un certo rigore cronologico.

Contesto e ambiente del libro di Ezechiele

Uno sguardo alla storia di Israele permette di constatare che il regno rimase unito per più di 110 anni (1043-931 a.C. ca.), durante le monarchie di Saul, di Davide e di Salomone.

Nel 931 a.C. il regno fu diviso dando vita a due regni distinti, Israele (a nord) e Giuda (a sud), per circa due secoli fino al 722/721 a.C., anno in cui Israele cadde nelle mani dell’Assiria.

Giuda, il regno superstite, resistette per 135 anni prima di cadere nelle mani dei Babilonesi nel 605-586 a.C.

Nel contesto più immediato del libro, altri avvenimenti si rivelarono determinanti.

Sul piano politico, la decantata potenza militare dell’Assiria si era sgretolata nel 626 a.C. e la capitale, Ninive, era stata distrutta nel 612 a.C. dai Babilonesi e dai Medi (cfr. Naum).

Il nuovo Impero babilonese aveva già manifestato la propria forza quando Nabopolassar era salito al trono nel 625 a.C.

Dal canto suo, sotto il faraone Neco II, l’Egitto aveva manifestato la propria determinazione a conquistare quanti più territori possibili.

Babilonia aveva annientato l’Assiria nel 612-605 a.C. e riportato una vittoria decisiva contro l’Egitto a Carchemis nel 605 a.C. senza lasciare, secondo le cronache babilonesi, alcun superstite.

Sempre nel 605 a.C. Babilonia, sotto la guida di Nabucodonosor, aveva dato inizio alla conquista di Gerusalemme e alla deportazione dei prigionieri, fra i quali anche Daniele (Da 1: 2).

Nel dicembre del 598 a.C. Nabucodonosor assediò nuovamente Gerusalemme e la espugnò il 16 marzo del 597 a.C.

In tale occasione egli prese Ioiachin come prigioniero insieme a un gruppo di 10.000 uomini, fra cui anche Ezechiele (2 R 24: 10-17).

La distruzione finale di Gerusalemme, la conquista di Giuda e la terza deportazione occorsero nel 586 a.C.

Sul piano religioso, il re Giosia (640-609 a.C. ca) si era posto alla guida di un moto di riforma spirituale in Giuda (cfr. 2 Cr 34).

Purtroppo, nonostante gli sforzi di Giosia, l’idolatria aveva ottenebrato i Giudei a tal punto che la riforma ebbe scarso impatto.

Nel 609 a.C. Giosia fu ucciso dall’esercito egiziano mentre attraversava la regione.

I Giudei continuarono a indulgere nel peccato, che sarebbe stato la causa del loro giudizio, sotto i regni di Ioacaz (609 a.C.), di Ioiachim (Eliachim, 609-598 a.C.), di Ioiachin (598-597 a.C.) e di Sedechia (597-586 a.C.).

Sul piano pratico, Ezechiele e i 10.000 Israeliti vissero in esilio in Babilonia (2 R 24: 14) più come coloni che come prigionieri, ricevendo il permesso di coltivare appezzamenti di terra in condizioni relativamente favorevoli (Gr 29). Ezechiele possedeva addirittura una casa (3: 24; 20: 1).

Sul piano profetico, i falsi profeti ingannavano gli esuli rassicurandoli riguardo a un prossimo ritorno in Giuda (13: 3, 16; Gr 29: 8).

Dal 593-585 a.C. Ezechiele avvertì il popolo che l’amata Gerusalemme sarebbe stata distrutta e l’esilio prolungato: non vi era pertanto speranza di un ritorno immediato.

Nel 585 a.C. un fuggitivo di Gerusalemme, che era riuscito a eludere i Babilonesi, raggiunse Ezechiele (33: 21) con la notizia della caduta della città (586 a.C.), avvenuta sei mesi prima.

Questa notizia mandò in frantumi le false speranze di una liberazione immediata per gli esuli.

Pertanto, le rimanenti profezie di Ezechiele si concentrarono da allora sulla restaurazione futura di Israele nella sua terra e sulle benedizioni del regno messianico.

Temi storici e teologici

La “gloria del Signore” è il tema centrale del libro di Ezechiele.

Tale espressione compare in 1: 28; 3: 12, 23; 10: 4, 18; 11: 23; 43: 4-5; 44: 4. Il libro descrive con vivide analogie la disubbidienza di Israele e di Giuda, incuranti dell’amore di Dio (cap. 23; cfr. cap. 16).

Esso mostra che il Signore desiderava vedere Israele portare un frutto che egli potesse benedire; tuttavia, un’egoistica compiacenza nel peccato aveva preparato Israele per il giudizio.

Israele era come una vite sterile da tagliare e bruciare (cap. 15).

Numerose sono le allusioni all’idolatria di Israele e alle sue conseguenze, come nel caso della morte di Pelatia (11: 13), che illustra la tragedia che avrebbe colpito il popolo intero.

Numerose simbologie sono utilizzate per illustrare alcuni principi spirituali:

  • Ezechiele che mangia un rotolo (cap. 2);
  • i volti dei quattro angeli che rappresentano gli aspetti della creazione su cui Dio esercita il proprio controllo (1: 10);
  • la scena della rasatura del capo (5: 1-4);
  • i graffiti sulle mura del tempio, a ricordare ai lettori ciò che Dio realmente desidera nella sua dimora, ossia santità e non abominazione (8: 10);
  • i carboni ardenti che simboleggiano il giudizio (10: 2, 7).

Fra i principali temi teologici spiccano la santità e la sovranità di Dio, spesso evocate mediante il contrasto della sfolgorante “gloria del SIGNORE” sul tetro sfondo dei vergognosi peccati di Giuda (1: 26-28; spesso ai capp. 8–11 e 43: 1-7).

Questi temi sono strettamente collegati all’obiettivo del glorioso trionfo di Dio affinché tutti “conoscano che io sono il SIGNORE”.

Questa affermazione è, in un certo senso, il monogramma divino, la firma autografa con cui Dio autentica le proprie azioni.

Tale espressione ricorre più di 60 volte, solitamente in relazione a un giudizio (6: 7; 7: 4) e, talvolta, dopo la promessa di restaurazione (34: 27; 36: 11, 38; 39: 28).

Un altro aspetto caratteristico del libro è la descrizione del ministero che gli angeli svolgono dietro le quinte per portare a compimento il programma divino (1: 5-25; 10: 1-22).

Un ulteriore tema di rilievo è la responsabilità individuale relativamente al perseguimento della giustizia davanti a Dio (18: 3-32).

Ezechiele punta altresì il dito contro il peccato presente in Israele (2: 3-7; 8: 9-18) e in altre nazioni (capp. 25–32).

Egli parla della necessaria collera di Dio riguardo al peccato (7: 1-8; 15: 8), dei vani espedienti umani di fuga dalla Gerusalemme assediata (12: 1-13; cfr. Gr 39: 4-7) e della grazia di Dio promessa nel patto abramitico (Ge 12: 1-3), che si manifesterà nella reintegrazione del popolo di Dio nella terra promessa (capp. 34, 36–48; cfr. Ge 12: 7).

Dio promette altresì di preservare un residuo di Israeliti mediante i quali egli adempirà le sue promesse di restaurazione, mantenendo fede alla sua Parola veritiera.

Sfide interpretative

Al pari di Isaia e di Geremia, anche Ezechiele fa largo uso di simbolismi. Questo porta a domandarsi se alcune sezioni degli scritti di Ezechiele siano da interpretarsi in maniera simbolica o letterale.

P. es., il profeta fu veramente legato con delle corde (3: 25)?

Fu effettivamente trasportato a Gerusalemme (8: 1-3)?

Come conciliare la responsabilità individuale di cui al cap. 18 con il fatto

che gli empi scampano alla morte (14: 22-23) e alcuni giusti muoiono durante un attacco (21: 8-9)?

Come può Dio permettere la morte della moglie del fedele profeta (24: 15-27)?

Quando avverranno i giudizi sulle nazioni (capp. 25–32)?

Il tempio descritto nei capp. 40–46 è un tempio reale?

Che forma avrà?

Che relazione esiste fra le promesse relative al futuro di Israele e il progetto di Dio per la chiesa?

Schema del libro

Il libro può essere generalmente suddiviso in due sezioni sulla base dei principi: condanna/retribuzione e consolazione/restaurazione.

Un approccio più dettagliato comporta la suddivisione

del libro in quattro sezioni:

1° le profezie che annunciano la rovina di Gerusalemme (capp. 1–24);

2° le profezie che annunciano la retribuzione delle nazioni vicine (capp. 25–32), con uno sguardo alla futura restaurazione di Israele (28: 25-26);

3° una transizione (cap. 33) con istruzioni relative a un ultimo appello al pentimento rivolto a Israele;

4° le magnifi che speranze di una futura restaurazione di Israele (capp. 34–48).

Schema del libro

  1. Profezie sulla rovina di Gerusalemme (1:1–24:27)

    1. Preparazione e missione di Ezechiele (1:1–3:27)

      1. Vocazione di Ezechiele: ˝la gloria del SIGNORE˝ (1:1-28)

      2. Missione di Ezechiele (2:1–3:27)

    2. Proclamazione della condanna di Gerusalemme (4:1–24:27)

      1. Segni del giudizio futuro (4:1–5:4)

      2. Messaggi concernenti il giudizio (5:5–7:27)

      3. Visioni dell’abominazione nella città e nel tempio (8:1–11:25)

      4. Spiegazioni riguardanti il giudizio (12:1–24:27)

  2. Profezie circa la retribuzione divina delle nazioni (25:1–32:32)

    1. Ammon (25:1-7)

    2. Moab (25:8-11)

    3. Edom (25:12-14)

    4. Filistia (25:15-17)

    5. Tiro (26:1–28:19)

    6. Sidone (28:20-24)
      Digressione sulla restaurazione di Israele (28:25-26)

    7. Egitto (29:1–32:32)

  3. Disposizioni per il ravvedimento di Israele (33:1-33)

  4. Profezie sulla restaurazione di Israele (34:1–48:35)

    1. La riunifi cazione di Israele e la reintegrazione nel suo paese (34:1–37:28)

      1. Promessa di un vero pastore (34:1-31)

      2. Punizione delle nazioni (35:1–36:7)

      3. Scopi della restaurazione (36:8-38)

      4. Ritorno d’Israele e riunifi cazione dei due regni (37:1-28)

    2. Eliminazione dei nemici di Israele dal paese (38:1–39:29)

      1. Gog, strumento del giudizio contro Israele (38:1-16)

      2. Intervento di Dio per proteggere Israele (38:17–39:29)

    3. Ristabilimento del vero culto in Israele (40:1–46:24)

      1. Il nuovo tempio (40:1–43:12)

      2. Il nuovo culto (43:13–46:24)

    4. Ridistribuzione della terra di Israele (47:1–48:35)

      1. Il torrente che sgorga dal tempio (47:1-12)

      2. Ripartizione fra le tribù (47:13–48:35)


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Testo tratto da La Sacra Bibbia con note e commenti di John MacArthur

Staff La Casa della Bibbia


 

Pubblicato in: La Bibbia, I Libri

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