Libri della Bibbia: 1 Cronache e 2 Cronache

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Titolo

Il primo e il secondo libro delle Cronache costituivano originariamente un’unica opera, che nella Bibbia ebraica recava il titolo di “cose (fatti e avvenimenti) dei giorni”.

La suddivisione fu operata nella traduzione gr. dell’A.T., la Septuaginta (LXX), all’incirca nel 200 a.C.

All’epoca, il titolo fu impropriamente modificato in “omissioni”, ossia il materiale non incluso in 1 e 2 Samuele e in 1 e 2 Re.

Il titolo odierno “Cronache” deriva da quello riportato nella Vulgata, la traduzione latina di Girolamo (risalente all’incirca al 400 d.C.), che recitava il titolo per esteso: “Cronache dell’intera storia sacra”.

Autore e data

L’autore del primo e del secondo libro delle Cronache non viene mai menzionato esplicitamente nel testo, benché la tradizione ebraica propenda vivamente per il sacerdote Esdra (cfr. Ed 7:1-6) quale “cronista”.

La redazione risale quasi certamente al periodo 450-430 a.C.

Le genealogie riportate in 1 Cr 1–9 suggeriscono, infatti, una datazione posteriore al 450 a.C.

Non esistono citazioni neotestamentarie dei libri delle Cronache.

Contesto e ambiente di 1 Cronache e 2 Cronache

Lo sfondo storico è caratterizzato dal ritorno degli Ebrei dall’esilio babilonese alla terra promessa.

Il rientro avvenne in tre tempi:

  1. Zorobabele in Ed 1–6 (538 a.C. ca);

  2. Esdra in Ed 7–10 (458 a.C. ca);

  3. Neemia in Ne 1–13 (445 a.C. ca).

La deportazione e l’esilio a Babilonia, che avevano preceduto questi avvenimenti (605-538 a.C. ca), erano stati preannunciati e narrati in 2 Re e in Geremia, Ezechiele, Daniele e Abacuc.

Durante il periodo della restaurazione svolsero il ministero profetico Aggeo, Zaccaria e Malachia.

Dopo settant’anni trascorsi in esilio (538 a.C. ca), gli Ebrei rientravano in un paese sensibilmente mutato rispetto a quello governato dal re Davide (1011-971 a.C. ca) e dal re Salomone (971-931 a.C.):

  1. non vi regnava alcun sovrano ebreo, bensì un governatore persiano (Ed 5:3; 6:6);

  2. Gerusalemme non era sicura, per questa ragione Neemia dovette far ricostruire le mura (Ne 1–7);

  3. il tempio non esisteva più, quindi Zorobabele dovette far riedificare una pietosa parvenza di quello che era stato il magnifico tempio di Salomone (Ed 3);

  4. i Giudei non dominavano più la regione, bensì erano costretti a stare costantemente sulla difensiva (Ed 4; Ne 4);

  5. a prescindere dal rientro, gli Ebrei non beneficiavano di particolari benedizioni divine;

  6. ben poco restava loro degli agi passati;

  7. la presenza divina non risiedeva più a Gerusalemme, essendosene allontanata all’incirca nel 597-591 a.C. (Ez 8–11).

Nella migliore delle ipotesi, il futuro degli Ebrei si prospettava quantomeno deprimente rispetto al passato glorioso e, in particolar modo, rispetto all’epoca di Davide e di Salomone.

Si può affermare che il rientro fu dolce-amaro: amaro perché l’attuale povertà ricordava loro tristemente tutto ciò che avevano perso a causa del castigo divino per le colpe dei loro antenati; dolce perché, se non altro, avevano fatto ritorno nella terra che Dio aveva dato ad Abraamo diciassette secoli prima (Ge 12:1-3).

Con la selezione di dati genealogici e storici relativi a Israele, a partire da Adamo (1 Cr 1:1) fino al ritorno da Babilonia (2 Cr 36:23), il cronista si prefiggeva lo scopo di rammentare al popolo le promesse e i propositi di Dio riguardo:

  1. al paese;

  2. alla nazione;

  3. al regno davidico;

  4. al sacerdozio levitico;

  5. al tempio;

  6. al vero culto.

Nessuna di queste promesse era stata abrogata dalla deportazione babilonese.

Le Cronache sarebbero servite come memoria dell’eredità spirituale nei tempi difficili che il popolo si sarebbe trovato ad affrontare, nonché come esortazione alla fedeltà verso Dio.

Temi storici e teologici

Il primo e il secondo libro delle Cronache, così intitolati da Girolamo, ripropongono in sintesi la storia dell’Antico Testamento, ponendo l’accento sul patto davidico e sul culto centralizzato del tempio.

1 Cronache e 2 Samuele costituiscono un parallelo letterario, giacché entrambi presentano il regno del re Davide.

1 Cronache inizia con Adamo (1:1) e si conclude con la morte di Davide (29:26-30) nel 971 a.C.

La narrazione di 2 Cronache prende l’avvio con il regno di Salomone (1:1) nel 971 a.C. e termina con il ritorno da Babilonia nel 538 a.C. (36:23), abbracciando il medesimo periodo storico di 1 e 2 Re e concentrandosi esclusivamente sui monarchi del regno di Giuda.

Ne risulta pertanto esclusa la storia delle dieci tribù del nord e dei loro sovrani, a causa della scandalosa empietà e idolatria di costoro.

Oltre il 55% del materiale delle Cronache è originale, cioè non si trova né in 2 Samuele né in 1 e 2 Re.

In linea generale, il “cronista” ha omesso i dettagli negativi o contrastanti con il regno davidico; d’altro canto, ha dato un enorme contributo nell’avvalorare il culto al tempio e la stirpe di Davide.

Laddove 2 R 25 si conclude con la cupa prospettiva della deportazione di Giuda a Babilonia, 2 Cr 36: 22-23 si conclude con una nota di speranza grazie alla liberazione degli Ebrei dalla Persia e al loro ritorno a Gerusalemme.

Questi due libri furono scritti ad uso degli esuli ebrei di ritorno in patria, sotto forma di cronaca delle future benedizioni che Dio intendeva elargire al suo popolo.

Questo a dispetto dei trascorsi fallimentari della nazione, sia sotto il profilo morale, sia spirituale, a causa dei quali il popolo era stato palesemente costretto a pagare lo scotto dell’ira divina.

In breve, 1 e 2 Cronache si possono riassumere come segue:

  1. Selezione dalla storia genealogica d’Israele (1 Cr 1–9)

  2. Regno unito di Israele sotto Saul (1 Cr 10), Davide (1 Cr 11–29) e Salomone (2 Cr 1–9)

  3. Regno di Giuda dopo lo scisma (2 Cr 10–36:21)

  4. Liberazione di Giuda dopo un esilio di settant’anni (2 Cr 36:22-23).

I temi storici sono inestricabilmente collegati a quelli teologici, giacché i progetti di Dio per Israele sono e saranno rappresentati fino in fondo sul palcoscenico della storia umana.

Questi due libri avevano lo scopo di assicurare ai Giudei di ritorno dalla deportazione che, nonostante le alterne vicende del passato e la condizione attuale, Dio si sarebbe dimostrato fedele alle promesse del patto.

Il Signore permise al suo popolo di fare ritorno nel paese che egli aveva dato ad Abraamo come una stirpe la cui identità etnica (giudaica) non era stata annullata dalla deportazione e la cui identità nazionale (Israele Ge 12:1-3; 15:5) era stata preservata, sebbene il popolo si trovasse ancora sotto il giudizio divino, secondo le prescrizioni della legge mosaica (De 28:15-69).

La linea sacerdotale del figlio di Eleazar, Fineas, e la linea levitica erano ancora intatte, affinché il culto nel tempio potesse continuare, nella speranza che un giorno la presenza di Dio sarebbe ritornata (Nu 25:10-13; Ml 3:1).

La promessa di un re fatta a Davide era tuttora valida, benché il suo adempimento si situasse nell’avvenire (2 S 7:8-17; 1 Cr 17:7-15).

Le speranze individuali di vita eterna e di restaurazione dell’eterna grazia di Dio riposavano sul nuovo patto (Gr 31:31-34).

I due principi fondamentali enunciati in 1 e 2 Cronache sono altresì i principi predominanti di tutto l’A.T.: l’ubbidienza reca con sé la grazia, mentre la disubbidienza reca, come conseguenza, il castigo.

In entrambi i libri si riporta come Dio concesse la propria grazia e protezione ai sovrani che si mostravano ubbidienti e riponevano la loro fiducia nel Signore, negandole invece ai re che si ribellavano e/o riponevano la propria fiducia in altro, o altri, che non fossero il Signore.

Tre furono le mancanze dei re di Giuda che scatenarono la collera divina:

1° il peccato personale;

2° il paganesimo/l’idolatria;

3° la fiducia riposta nell’uomo anziché in Dio.

Sfide interpretative

1 e 2 Cronache presentano una selezione di dati genealogici e storici che, di per sé, non pongono particolari problemi d’interpretazione.

Tuttavia sorgono alcuni interrogativi:

1° Chi ha scritto 1 e 2 Cronache? Si tratta forse di Esdra, come la sovrapposizione di 2 Cr 36:22-23 con Ed 1:1-3 lascerebbe intendere?

2° L’impiego di più fonti può, in qualche modo, inquinare la dottrina dell’infallibilità delle Scritture?

3° Come si spiega la difformità delle genealogie di 1 Cr 1–9 rispetto alle altre genealogie dell’A.T.?

4° Le maledizioni di De 28 erano ancora effettive, nonostante il periodo di cattività di settant’anni si fosse concluso?

5° Come si spiegano alcune discrepanze numeriche nei passaggi paralleli di Samuele e Re?

Tutti questi argomenti saranno trattati nelle note di pertinenza.

Schema del libro

  1. Compendio genealogico (1:1–9:34)

    1. Da Adamo al periodo pre-davidico (1:1–2:55)

    2. Da Davide alla deportazione (3:1-24)

    3. Le dodici tribù (4:1–9:1)

    4. Gli abitanti di Gerusalemme (9:2-34)

  2. Ascesa di Davide (9:35–12:41)

    1. Asse ereditario e morte di Saul (9:35–10:14)

    2. Consacrazione di Davide (11:1-3)

    3. Conquista di Gerusalemme (11:4-9)

    4. Gli uomini di Davide (11:10–12:41)

  3. Il regno di Davide (13:1–29:30)

    1. L’arca del patto (13:1–16:43)

    2. Il patto davidico (17:1-27)

    3. Compendio di storia militare (18:1–21:30)

    4. Preparativi per la costruzione del tempio (22:1–29:20)

    5. La transizione a Salomone (29:21-30)



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Testo tratto da La Sacra Bibbia con note e commenti di John MacArthur

Staff La Casa della Bibbia

Pubblicato in: La Bibbia, I Libri

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