La prima epistola di Paolo ai Corinzi. Corinto era una delle città più malvagie dei tempi antichi e la giovane chiesa...
Libri della Bibbia: Michea
Titolo
Il libro reca il nome del profeta che, avendo ricevuto la Parola del Signore, fu incaricato di proclamarla.
L’ebr. Micah, nome condiviso con altri personaggi dell’A.T. (p. es.: Gc 17: 1; 2 Cr 13: 2; Gr 36: 11), è una forma abbreviata di Micaiah e significa: “Chi è come il SIGNORE?”
In 7: 18 Michea gioca sul significato del proprio nome quando dice: “Quale Dio è come te?”
Autore e data
Il primo versetto del libro ne attribuisce la paternità a Michea.
Oltre a questo, poco si conosce sulla sua persona.
Non si sa chi fossero i suoi genitori; tuttavia il suo nome suggerisce ch’egli provenisse da una famiglia che amava il Signore.
Egli fa risalire le sue radici alla città di Moreset-Gat (1: 1, 14), situata nella regione collinare di Giuda, circa 40 km a sud-ovest di Gerusalemme, sul confine fra Giuda e la Filistia, vicino a Gat.
Originario di una fertile regione agricola, Michea, come Amos, risiedeva in una zona rurale, lontano dallo scenario politico e religioso nazionale, ma fu scelto da Dio (3: 8) per annunciare un messaggio di giudizio ai prìncipi e al popolo di Gerusalemme.
Michea esercitò il ministero profetico durante i regni di Iotam (750-731 a.C.), Acaz (731-715 a.C.) ed Ezechia (715-686 a.C.).
Le sue accuse di ingiustizia sociale e di corruzione religiosa ripropongono il tema di Amos (metà dell’VIII sec. a.C.) e dei suoi contemporanei, Osea a nord (755-710 a.C.) e Isaia a sud (739-690 a.C. ca).
Questo concorda con ciò che si conosce del carattere di Acaz (2 R 16: 10-18) e di suo figlio Ezechia prima delle sue drastiche riforme spirituali (2 Cr 29; 31:1).
I riferimenti all’imminente caduta di Samaria (1: 6) indicano inoltre che Michea iniziò a profetizzare sicuramente prima del 722 a.C.
Probabilmente egli esercitò buona parte del ministero profetico tra il 735 e il 710 a.C. ca.
Contesto e ambiente del libro di Michea
Poiché il regno del nord stava per cadere nelle mani dell’Assiria all’epoca del ministero di Michea, nel 722 a.C., il profeta datò il suo messaggio menzionando unicamente i re di Giuda.
Israele fu occasionale destinatario delle sue parole (cfr. 1: 5-7), mentre l’attenzione del profeta era rivolta verso il regno del sud dove viveva.
La prosperità economica e l’assenza di crisi internazionali che caratterizzarono i giorni di Geroboamo II (793-753 a.C), durante i quali i confini di Israele e di Giuda eguagliarono quelli dei regni di Davide e di Salomone (cfr. 2 R 14: 23-27), stavano svanendo.
La Siria e Israele invasero Giuda, deportando il malvagio Acaz per un certo tempo (cfr. 2 Cr 28: 5-16; Is 7: 1-2).
Dopo che l’Assiria ebbe conquistato entrambe le nazioni, il buon re Ezechia pose fine all’alleanza con essa; a seguito di ciò Sennacherib assediò Gerusalemme nel 701 a.C. (cfr. 2 R 18-19; 2 Cr 32).
Il Signore allora mandò il suo angelo per liberare Giuda (2 Cr 32: 21) e si servì di Ezechia per ricondurre Giuda al vero culto.
Dopo il prospero regno di Uzzia, che morì nel 739 a.C., suo figlio Iotam proseguì la politica paterna, ma non si curò di debellare i centri del culto idolatra.
La prosperità esteriore costituiva unicamente una facciata per mascherare la crescente corruzione sociale e il sincretismo religioso.
Il culto del dio cananeo della fertilità, Baal, fu sempre più integrato nel sistema sacrificale veterotestamentario, raggiungendo proporzioni allarmanti sotto il regno di Acaz (cfr. 2 Cr 28: 1-4).
Con la caduta di Samaria, migliaia di fuggitivi cercarono rifugio in Giuda, portandosi dietro il loro sincretismo religioso.
Ma se da un lato Michea (come Osea) affrontò questo problema, fu però a causa della disintegrazione dei valori sociali e individuali che egli riservò al popolo i più pungenti rimproveri e severi moniti (p. es.: 7: 5-6).
L’Assiria era la potenza dominante nonché una minaccia costante per Giuda, pertanto la predizione di Michea secondo cui Babilonia, allora sotto il dominio assiro, avrebbe conquistato Giuda (4: 10) sembrava remota.
Quello che dunque il profeta Amos fu per Israele, Michea lo fu per Giuda.
Temi storici e teologici
In primo luogo, Michea proclamò un messaggio di giudizio a un popolo che perseguiva costantemente il male.
Come altri profeti (cfr. Os 4: 1; Am 3: 1), Michea presentò il suo messaggio utilizzando una terminologia forense (1: 2; 6: 1-2).
La profezia è organizzata in tre oracoli o cicli, ciascuno dei quali si apre con il monito a “dare ascolto” (1: 2; 3: 1; 6: 1).
All’interno di ciascun oracolo si passa dalla condanna alla speranza: condanna perché il popolo ha trasgredito la legge ricevuta da Dio al Sinai, speranza in virtù dell’immutabile patto di Dio con i patriarchi (7: 20).
Un terzo del libro documenta i peccati del popolo, un altro terzo annuncia il giudizio futuro di Dio, e un altro ancora promette speranza ai credenti dopo il giudizio.
Pertanto il tema dell’ineluttabilità del giudizio divino contro il peccato è collegato all’immutabile fedeltà divina alle promesse del patto.
La combinazione di assoluta coerenza divina nel giudicare il peccato e di inamovibile rispetto del patto attraverso il residuo fedele del popolo offre ai contemporanei di Michea una chiara rivelazione del carattere del Sovrano dell’universo.
L’intervento divino porterà giudizio sui peccatori e benedizione su coloro che si pentono.
Sfide interpretative
La somiglianza verbale fra Mi 4: 1-3 e Is 2: 2-4 suscita l’interrogativo attorno a chi abbia citato chi.
Gli esegeti sono divisi: ambedue le parti mancano di argomentazioni convincenti.
Questa somiglianza è comprensibile, dal momento che i due profeti vivevano molto vicini l’uno all’altro, e profetizzarono nello stesso periodo.
Dio diede il medesimo messaggio per mezzo di due predicatori.
La locuzione introduttiva “negli ultimi tempi” (4: 1) esclude la possibilità che questi versetti facciano riferimento a eventi storici posteriori all’esilio, mentre inserisce il discorso in una cornice escatologica che racchiude la seconda venuta di Cristo e l’inizio del millennio.
Oltre a Isaia 2: 2-4, altri tre brani di Michea vengono citati in altri punti della Scrittura.
Michea 3: 12 è citato in Gr 26: 18, e salva perciò la vita di Geremia dalla sentenza di morte pronunciata dal re Ioiachim.
Michea 5: 1 è citato dai capi dei sacerdoti e dagli scribi (Mt 2: 6) in risposta alla domanda di Erode riguardo al luogo di nascita del Messia.
Michea 7: 6 è utilizzato da Gesù in Mt 10: 35-36 nel conferire il mandato ai suoi discepoli.
Schema del libro
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Intestazione (1:1)
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Dio si appresta a giudicare e a liberare (1:2–2:13)
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Castigo di Samaria e di Giuda (1:2-16)
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Giudizio degli oppressori (2:1-5)
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Denuncia dei falsi dottori (2:6-11)
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Promessa di liberazione (2:12-13)
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Dio giudica i governanti e viene a liberare (3:1–5:15)
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Le autorità attuali sono colpevoli (3:1-12)
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Il re futuro libererà e restaurerà (4:1–5:15)
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Dio è foriero di accuse e di piena liberazione (6:1–7:20)
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Messaggi di rimprovero e di lamento (6:1–7:6)
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Messaggi di fi ducia e di vittoria (7:7-20)
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Tutti i libri della Bibbia:
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Michea
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Matteo
Testo tratto da La Sacra Bibbia con note e commenti di John MacArthur
Staff La Casa della Bibbia
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