La Bibbia: Gesù, l’uomo Dio

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Gesù, pietra d’angolo della Bibbia

L’uomo Gesù è decisamente una figura straordinaria.

Indipendentemente dalla fede che si professa, bisogna ammettere che la sua vita è stata emblematica, fonte di ispirazioni, singolare e profondamente enigmatica.

I suoi discorsi, riportati nei quattro Vangeli, erano rivoluzionari per quei tempi e in quel contesto storico e religioso.

Sorprendentemente, queste stesse parole mantengono tutt’oggi una forza impressionante, e sono ancora in grado di influenzare qualsiasi regime e istituzione!

In questo testo vorremmo citare alcune tappe importanti della vita di Gesù, poiché il messaggio di quest’uomo nasce e acquista significato attraverso questi momenti.

La capanna della Natività

Il presepe non è soltanto una simpatica consuetudine popolare, ma ritrae una realtà evangelica, la realizzazione di una profezia.

Gesù è nato da una famiglia povera e semplice durante il regno dell’imperatore Cesare Augusto, che all’epoca si estendeva su gran parte del bacino Mediterraneo.

Gesù nasce durante il periodo del censimento imposto da Roma: in quel periodo migliaia di persone sono costrette a spostarsi e a farsi registrare nelle rispettive città d’origine.

Giuseppe e Maria, una coppia di sposi, si ritrovano così a Betlemme, dove Maria partorirà in un ricovero improvvisato: una stalla.

Gesù nasce sotto il segno dell’umiltà.

I re magi

Chiunque fossero, i Magi si sono recati effettivamente al palazzo di Erode, convinti di trovarvi Gesù.

Il re, che non è a conoscenza della nascita di questo bambino, inizia a impensierirsi del suo arrivo perché i Magi lo definiscono “il re dei Giudei”.

Preoccupato per il proprio trono, Erode finge di essere interessato al luogo in cui si trova Gesù, ma trama di scovarlo e ucciderlo.

Così Gesù non nasce solamente sotto il segno dell’umiltà, ma anche sotto quello della precarietà.

Magi e immagini

Quando facciamo il presepe, non ci dimentichiamo certo dei “tre re magi”, statuine dall’aspetto esotico, indispensabili per completare la scena della Natività.

I Vangeli parlano effettivamente di “alcuni Magi” venuti da oriente ma non li presentano come dei re, né ne specificano il numero.

Probabilmente si è deciso che fossero tre re per via dei tre doni che essi recarono al bambino Gesù.

La stessa tradizione popolare stabilisce l’etnia dei tre e impone loro perfino un nome (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre)!

Su questo punto la Bibbia è molto più discreta.

La fuga in Egitto

Il Vangelo riferisce che i Magi hanno deciso di non dire nulla a Erode, avvisati da un angelo dei progetti omicidi di quest’ultimo.

Se ne tornano così in patria senza passare da Gerusalemme.

Lo stesso Giuseppe, sposo di Maria, è avvertito in sogno di non rimanere dove si trova.

La minaccia di Erode incombe e Giuseppe e Maria fuggono da Nazaret, dove erano appena rientrati dopo il censimento: bisogna proteggere il bambino.

Ma Erode, ormai in preda al sospetto e alla follia omicida, decide di scagliarsi su Nazaret e, poiché ignora gli spostamenti della famiglia di Gesù, ordina che si uccidano tutti i maschi di età inferiore ai due anni.

Questo episodio sarà ricordato come la “strage degli innocenti”.

Terzo indizio: Gesù nasce sotto il segno della violenza.

Giovanni il Battista

Circa trent’anni dopo, uno strano personaggio fa parlare di sé sulle rive del Giordano: Giovanni.

Questi è cugino di Gesù ed è nato qualche mese prima di lui.

Suo padre era sacerdote del Tempio di Gerusalemme, dunque è là che ci si aspetterebbe di trovarlo, ma Giovanni sembra rifiutare questa carica religiosa proclama la necessità di una nuova presa di coscienza spirituale da parte dei suoi contemporanei.

Scandisce un messaggio piuttosto radicale e, soprattutto, annuncia l’imminente arrivo dell’Inviato di Dio, il Messia. Molta gente, in tutti gli strati sociali, rimane colpita da questo messaggio di conversione e Giovanni istituisce una prassi particolare, inedita per la Bibbia: il battesimo (tale pratica era forse in uso presso gli Esseni di Qumran).

Chi decide di cambiare vita testimonia la propria decisione lasciandosi immergere nelle acque del Giordano.

Questo rito non rappresenta solamente una profonda purificazione, ma è anche e soprattutto il segno di una morte della vecchia vita (immersione) e di un ritorno a una vita nuova (riemersione).

A questo punto, entra nuovamente in scena Gesù.

Mescolatosi tra gli ascoltatori di Giovanni il Battista, si avvicina e chiede, anche lui, di essere battezzato.

È attraverso questo gesto pubblico che Gesù comincia a far parlare di sé.

Il battesimo non è solamente l’inizio della sua missione, ma è anche un nuovo segno, che risulterà chiaro tre anni dopo: Gesù è posto sotto il segno della morte e della vittoria sulla morte stessa.

La risurrezione!

A metà strada

Al centro del suo Vangelo, Luca colloca l’episodio della Trasfigurazione.

Secondo un’espressione cara agli scrittori di fantascienza, ci troviamo qui “ai confini della realtà”.

Gesù, solitamente circondato da dodici collaboratori (i suoi discepoli), chiede a tre di loro di seguirlo sulla cima di un monte.

Quando i quattro raggiungono la cima, avviene qualcosa di straordinario.

Improvvisamente tutta la persona di Gesù si illumina e risplende di una luce sfolgorante.

I tre amici di Gesù sono al contempo spaventati e affascinati.

E, sorpresa su sorpresa, ecco comparire altri due personaggi, anch’essi avvolti in un’aura candida, che iniziano a conversare con Gesù.

L’evangelista Luca specifica che si tratta, rispettivamente, di Mosè ed Elia, due figure illustri della storia antica del popolo ebraico.

Ma poiché le sorprese non vengono mai da sole, ecco che si ode una voce dal cielo: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”.

Questo evento e questa visione atemporale sono un altro segno sotto il quale si colloca Gesù: quello della gloria futura.

Cospirazione

Gesù è sempre più popolare tra la gente e quando risuscita l’amico Lazzaro (morto da quattro giorni) la sua fama e la sua influenza si accrescono tanto da disturbare le istituzioni, in particolar modo il potere religioso.

Sono proprio i religiosi a decidere di sbarazzarsi di quest’uomo che, tra l’altro, mette spesso in discussione i sacerdoti e le autorità del Tempio.

Contro Gesù si forma una vera e propria coalizione, che sfocerà nel tradimento di uno dei suoi più stretti collaboratori: Giuda.

Gesù viene arrestato e giudicato su due piedi con le accuse di falsi testimoni, in pieno spregio delle procedure legali...

Ma cosa importa?

Questa gente vuole la pelle di Gesù e l’avrà.

La condanna, però, va ratificata dal potere in carica, ossia da Roma, nella persona del governatore Ponzio Pilato.

Pilato si sente sopraffatto da questo strano caso che ha tutta l’aria di una querelle religiosa di cui, in verità, non capisce molto.

Non è consapevole di essere manovrato dai sacerdoti di Gerusalemme.

Salvata la faccia con il suo famoso “Me ne lavo le mani”, consegna Gesù alle autorità religiose, che lo condannano.

La lotta finale

Gesù è in croce.

Questa è probabilmente la sua immagine più diffusa nel mondo.

Nei cori delle chiese, al collo di milioni di persone, all’incrocio di milioni di strade, sulla vetta di migliaia di monti si scorge la croce e Gesù.

Con quest’immagine suggestiva si vuole sottolineare il momento cruciale, il culmine della vita terrena di Gesù.

Una fine terribile per un uomo buono.

Su questa croce lo attendono ore di agonia.

Su questa croce, per la prima e ultima volta, sembra coglierlo il dubbio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

In realtà, è nella solitudine più totale che la morte di Gesù assume un significato profondo.

Dopo aver raggiunto l’oscuro promontorio dell’abbandono, totale e necessario, Gesù è in grado di ristabilire il contatto con Dio che, adesso, chiama “Padre”.

“È compiuto! Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.”

Tutto avviene in fretta, sia il processo sommario sia l’esecuzione immediata della sentenza, il che dimostra l’urgenza di chiudere al più presto il caso, per evitare l’insorgere di una reazione da parte del popolo; Gesù viene condotto sul monte Golgota.

Qui, secondo il metodo romano allora in vigore per l’esecuzione della pena capitale, viene crocifisso.

Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Questo lamento, che potrebbe suonare come un’accusa, è l’inizio di un’antica preghiera.

Sulla croce Gesù inizia a recitare, infatti, il Salmo 22.

Eppure, leggendo questo salmo, il lettore sarà sorpreso di notare alcune situazioni descritte dall’autore che si attagliano perfettamente al momento topico che sta vivendo Gesù.

Così pure la sofferenza, l’abbandono, lo scherno, la spartizione-sorteggio delle sue vesti e perfino la sete, provocata da una spugna imbevuta d’aceto:

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido! (…)

Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: “Si rivolga al Signore; lui lo liberi,

lo porti in salvo, se davvero lo ama!”. (…)

Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti. (…)

Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa.

Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere.

Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte.

Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi.(…)

Essi stanno a guardare e mi osservano: si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.”

(Salmo 22)

Una chiave!

La crocifissione di Gesù è enigmatica.

Per capirla occorre usare una chiave che oggi sembriamo avere smarrito, ma che è possibile ritrovare nella Bibbia, che continua a offrircela.

Infatti, dobbiamo ricordare il significato del sacrificio nella cultura ebraica del tempo per scoprire cosa rappresenta il sacrificio di Gesù in particolare.

Come abbiamo accennato più volte, Gesù si offre in sacrificio affinché i peccati di tutti siano cancellati e perdonati.

“Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”, così lo ha presentato Giovanni il Battista.

La buona notizia, il Vangelo, è un paradosso: con la sua morte ingiusta, Gesù rende l’uomo giusto davanti a Dio. Nell’Antico Testamento il Messia è stato più volte annunciato, ma raramente è stato affrontato il tema della sua sofferenza.

Ed è proprio là dove non te lo aspetti che il messaggio di Dio ti sorprende.

Ecco, ora, che un testo del profeta Isaia assume una nuova, inimmaginabile dimensione.

Il profeta aveva previsto tutto… ma chi l’aveva capito?

Vediamo come una profezia trova la sua chiave:

Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?

A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere.

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

(Isaia 53:1-10)

Profanazione di tomba?

Quando, la mattina di Pasqua, le donne giungono al sepolcro dove è stato deposto il corpo di Gesù, trovano la nicchia vuota.

Il cadavere è scomparso!

Non restano che i teli che lo avevano avvolto.

In un primo momento si pensa che il corpo sia stato spostato, forse addirittura rubato, ma la verità è là fuori: Gesù è risorto!

Tre giorni dopo la sua morte lo ritroviamo vivo.

Non occorre cercare una logica: Gesù è il Figlio di Dio e lo dimostra sfidando le leggi della Natura, che sono opera del Padre.

Il Padre, e dunque il Figlio, non sono soggetti alle stesse leggi cui sottostanno i comuni mortali!

Solo così si spiegano i miracoli.

Il significato della risurrezione

La risurrezione è il segno della vittoria sulla morte.

La morte non è il destino fatale, inevitabile e obbligatorio della vita.

È semplicemente una tappa che può essere superata.

Secondo la Bibbia, e soprattutto per il Nuovo Testamento, la morte è superamento e surclassamento.

È superamento perché dona una dimensione superiore e una credibilità innegabile alle parole e ai gesti di Gesù. Si sarebbe potuto dire che Gesù era un grande oratore e un gran guaritore ma, dopo la sua risurrezione, qualsiasi definizione diventa limitata e limitante.

È surclassamento di qualsiasi filosofia e religione.

La vittoria sulla morte, riportata una volta per tutte, è già di per sé un elemento unico grazie all’esperienza di Gesù.

Ma, poiché raccoglie e concentra tutte le morti nella prospettiva della risurrezione finale degli uomini, essa è unica, perfetta e inimitabile.

Gesù, la Bibbia in azione!

Tutti abbiamo senz’altro memoria di qualche immagine o qualche parola di Gesù, ma è leggendo i Vangeli che si può scoprire tutta la sua vita e il miracoloso destino di quest’uomo.

Pur essendo infatti un personaggio arcinoto, è anche uno dei più misconosciuti e travisati.

Su, racconta!

Leggendo i discorsi di Gesù, saltano all’occhio insegnamenti e messaggi fuori del comune.

Quest’uomo non solamente farebbe la fortuna dei pubblicitari, data la sua capacità di azzeccare definizioni e formulare slogan, ma ha sempre la domanda e la risposta pronta, si destreggia e gioca con le immagini e le storie, punteggiandole di messaggi, aneddoti indimenticabili e frasi immediatamente popolari (oggi diremmo “virali”).

Quando occorre, Gesù dice pane al pane e vino al vino, con tutta la radicalità del caso, ma sa anche essere sfuggente come un’anguilla.

Quanti vogliono coglierlo in fallo si ritrovano a mangiarsi le mani, ma chi gli si rivolge con sincerità riconosce in lui un uomo di grande tenerezza.

Le folle si accalcano per ascoltarlo e in breve le sue storie (le parabole) si diffondono ed entrano a far parte di una cultura assetata di significato: il buon samaritano, il figliol prodigo, la pecorella smarrita…

Le parabole di Gesù

La seguente Tabella elenca le parabole di Gesù.

Per facilitarne la ricerca dei testi, forniamo un solo riferimento biblico.

Poiché alcune parabole sono riportate anche in altri Vangeli, si consiglia di cercare i riferimenti paralleli proposti, a margine o a piè di pagina, dalla maggior parte delle edizioni bibliche.

Le parabole

Titoli delle parabole

Riferimenti biblici

Il vino nuovo, la stoffa grezza nuova

Marco 2:18-22

Beelzebùl e l’uomo forte

Marco 3:22-27

Il seminatore

Marco 4:3-20

Il seme che cresce

Marco 4:26-27

La lampada e la luce del mondo

Matteo 5:14-16

Il buon seme e la zizzania

Matteo 13:24-30

Il granello di senape

Marco 4:30-32

Il lievito

Matteo 13:33

Il tesoro e la perla preziosa

Matteo 13:44-46

La rete gettata in mare

Matteo 13:47-50

Lo scriba e il padrone di casa

Matteo 13:51

Il ritorno dello spirito impuro

Luca 11:24-26

I lavoratori a giornata

Matteo 20:1-16

I contadini omicidi

Marco 12:1-12

La pianta di fico: l’estate è vicina

Marco 13:28-32

Il sale

Marco 9:49-50

I servi che vegliano (occorre tenersi pronti)

Luca 12:35-40

L’occhio è la lampada del corpo

Matteo 6:22-23

I due padroni

Matteo 6:24

La pagliuzza e la trave

Matteo 7:1-5

Le due case (la casa costruita sulla sabbia e quella costruita sulla roccia)

Luca 6:47-49

Il servo spietato

Matteo 18:23-35

Il servo fidato e il servo malvagio

Matteo 24:45-51

Le dieci vergini

Matteo 25:1-13

I talenti

Matteo 25:14-30

Il giudizio finale (separare le pecore dalle capre)

Matteo 25:31-46

I due debitori

Luca 7:41-43

Il buon Samaritano

Luca 10:30-37

L’amico e i tre pani

Luca 11:5-13

Il ricco stolto

Luca 12:16-21

Il fico sterile

Luca 13:6-9

I primi e gli ultimi

Luca 14:7-14

Il grande banchetto

Luca 14:16-24

La torre e la guerra

Luca 14:28-33

La pecora smarrita

Luca 15:1-7

La moneta perduta

Luca 15:8-10

Il padre misericordioso

Luca 15:11-32

I due figli

Matteo 21:28-32

Il banchetto di nozze

Matteo 22:1-14

L’amministratore disonesto

Luca 16:1-9

Il ricco e il povero Lazzaro

Luca 16:19-31

Servo e padrone

Luca 17:7-10

Il giudice e la vedova

Luca 18:1-8

Il fariseo e il pubblicano

Luca 18:9-14

Il pane della vita

Giovanni 6:25-58

Il buon pastore

Giovanni 10:1-16

La vera vite e i tralci

Giovanni 15:1-6

Parole come macigni

Dietro a ogni cantastorie c’è un osservatore del proprio tempo che cerca di cambiare l’epoca in cui vive.

Gesù non è da meno, anzi!

Egli gratta via la patina della religiosità per mettere a nudo l’ipocrisia di molti e ricordare a tutti ciò che Dio si aspetta dai propri figli.

Se dà fastidio ad alcuni, Gesù appassiona però il popolo, che gli attribuisce una grande credibilità e si riconosce nei suoi insegnamenti di buon senso.

Gesù turba e infastidisce perché parla con vera autorevolezza.

Tale autorevolezza deriva dalla coerenza del suo messaggio con quella che è da secoli la norma spirituale e culturale.

Deriva anche dall’autenticità della sua vita: le sue parole sono in totale accordo con le sue azioni e le sue azioni sono la realizzazione delle sue parole.

Questa corrispondenza tra pensieri e comportamenti è invidiabile, ma è anche un invito per l’uomo a considerare le proprie contraddizioni, le proprie disarmonie personali, le proprie tensioni costanti.

È facile verificare tutto questo leggendo i Vangeli.

Anche dopo duemila anni.

I miracoli di Gesù

L’elenco dei miracoli (specialmente le guarigioni e gli esorcismi) riportato nella Tabella non ha alcuna pretesa di completezza e si limita a riportare i principali riferimenti biblici.

Inoltre, ai tre miracoli di risurrezione sarà bene aggiungerne un quarto: la risurrezione dello stesso Gesù!

I miracoli

I miracoli di Gesù

Riferimenti biblici

Guarigione da diverse forme di paralisi

Marco 2:1-12; 3:1-5; Luca 13:11-13; Giovanni 5:1-9

Guarigione dalla febbre

Marco 1:30-31

Guarigione dalla lebbra

Marco 1:40-44; Luca 17:11-19

Guarigione da un’emorragia

Luca 8:43-48

Guarigione dalla cecità

Matteo 9:27-31; Marco 8:22-26; 10:46-52; Giovanni 9:1-7

Guarigioni da sordità e mutismo

Matteo 9:32-33; 12:22-23; Marco 7:32-37; 9:14-29; Luca 11:14

Guarigione dall’idropisia

Luca 14:1-4

Esorcismi

Marco 1:21-27; 5:1-15; 9:14-29

L’orecchio mozzato

Luca 22:50

La tempesta placata

Marco 4:35-41

Moltiplicazione dei pani e dei pesci

Marco 6:32-44; 8:1-10

La pesca miracolosa

Luca 5:4-11

Una moneta d’argento nel ventre di un pesce

Matteo 17:24-27

Gesù cammina sull’acqua

Marco 6:45-52

Il fico sterile

Marco 11:12-14, 20-26

L’acqua tramutata in vino (le nozze di Cana)

Giovanni 2:1-11

Risurrezione della figlia di Giàiro

Marco 5:21-43

Risurrezione del figlio della vedova di Nain

Luca 7:11-17

Risurrezione di Lazzaro

Giovanni 11


La Bibbia: Approfondimenti


Tratto da La Bibbia per tutti for Dummies


Staff La Casa della Bibbia

Pubblicato in: Dio, La Bibbia, Gesù Cristo

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