Da dove viene il male?

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Per la risposta occorre addirittura tornare ai primi capitoli della Genesi, all’epoca in cui l’uomo viveva ancora nel paradiso terrestre, nel giardino di Eden.

La conseguenza di una scelta umana

In Genesi 2:16-17 Dio dice, in pratica, ad Adamo: “Puoi servirti liberamente di tutto quello che ti do, godere e gioire della vita e della sovrabbondanza di ricchezze dell’ambiente che ti circonda.
Ma non ti è concesso di oltrepassare i limiti di quello che ho stabilito per te”.

Tra gli alberi “permessi” c’è l’albero della vita, che dovrebbe procurare all’uomo completezza e armonia, piacere e realizzazione (vd. Proverbi 13:12), felicità e comunione (vd. Proverbi 3:18).

Purtroppo, la risposta dell’uomo è negativa. E continua a esserlo ancora oggi: “Voglio essere diverso da quello che tu vuoi che io sia. Voglio liberarmi della tua tutela, non voglio dipendere da te”.

Questo desiderio di autonomia (autonomía è un termine greco che indica il governarsi da sé sulla base di leggi proprie) e di disubbidienza (il fatto di non ascoltare più la voce di Dio bensì quella della menzogna) determina la rottura dell’alleanza tra Dio e l’umanità (vd. Genesi 3:7-24).

Agli uomini la felicità e la pienezza sono ormai precluse, rese inaccessibili a causa della violazione del patto (vd. Genesi 3:22).

Conseguenze immediate

Secondo Genesi 3:7-13, queste furono le conseguenze immediate di tale rottura:

  • presa di coscienza, consapevolezza (3:7);
  • senso di imbarazzo (3:7);
  • dissimulazione (3:8);
  • senso di vergogna, paura (3:10);
  • accuse reciproche (3:12-13).

Improvvisamente cambia la visione di sé e dell’altro: l’essere umano conosce così il male, che prima gli era estraneo. Nessuno è più in sintonia con l’altro e con ciò che lo circonda: l’armonia è spezzata.

  • L’uomo è ormai un essere diviso in se stesso; non ha più pace ed è in balìa della propria cattiva coscienza.
  • Dio diventa per lui una minaccia.
  • Nella coppia il rapporto di fiducia e di intesa si è spezzato, la complementarietà uomo-donna si è trasformata in antagonismo.

L’irruzione del male – e di quello che la Bibbia chiama “peccato” – comporta dunque una frattura interiore, una separazione da Dio e dagli altri.

Conseguenze a lungo termine

Genesi 3:14-24 descrive le conseguenze a lungo termine di questa frattura.

Gli esseri umani (Adamo ed Eva) avevano creduto che i limiti imposti da Dio avessero lo scopo di precludere loro la possibilità di una vita migliore.

In realtà, volendo diventare come Dio, essi hanno deciso di oltrepassare i confini del loro essere e i limiti imposti dalla loro condizione di creature. Rifiutare la parola del Creatore comporta serie conseguenze. Con effetti permanenti.

1. Per il serpente

Figura simbolica rappresentante il diavolo (vd. Apocalisse 12:9), il serpente è condannato a strisciare e a mangiare la polvere, subendo così la sorte dei nemici sconfitti dal Signore (vd. Genesi 3:14-15; Michea 7:17).

Questa maledizione sortirà del bene poiché l’ostilità tra il serpente e la progenie della donna è una promessa per l’umanità: il diavolo sarà sconfitto e schiacciato.

Infatti, la morte di colui che ha condiviso con noi la nostra condizione umana, vale a dire Gesù Cristo, siglerà la sconfitta del diavolo (vd. Ebrei 2:14; 1 Giovanni 3:8; Apocalisse 12:5).

Noi attendiamo l’annientamento finale e definitivo di Satana per opera del Dio della pace (vd. Romani 16:20).

2. Per la donna

Il travaglio del parto, un’esperienza laboriosa, difficile e assai dolorosa per la donna, è segno che anche il corpo porta le conseguenze della rottura del rapporto tra Dio e il genere umano (vd. Genesi 3:16).

Allo stesso modo anche le relazioni umane, originariamente improntate all’armonia, si trasformano in rapporti malati dove regnano sopraffazione e frustrazione.

Spunto di riflessione

“La benedizione, la capacità di procreare: essa non viene ritirata, ma vi si

mescola una amarezza che fa del dono un peso”.

Henri Blocher+ (1937), La creazione. L’inizio della Genesi, GBU, 1984, p. 238

3. Per l’uomo

Il peccato sconvolge anche il rapporto dell’uomo con l’universo creato da Dio.

Il mondo in cui è relegato l’uomo non è più un paradiso.

Il pane bisogna guadagnarselo con fatica (vd. Genesi 3:17-19): il lavoro umano, che originariamente consisteva nella semplice amministrazione delle proprietà di Dio, diventa un lavoro ingrato.

Perfino il dono della terra è un onere difficile da gestire.

La terra deve difendersi dall’interferenza dell’uomo, “sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta” (Romani 8:20).

Di conseguenza, tutto il creato soffre (vd. Osea 4:1-3; Geremia 4:22-26).

4. Per l’umanità intera

In ultima analisi, l’umanità ha perduto il paradiso di delizie destinatole fin dal principio (vd. Genesi 3:22-23).
Per inseguire il meglio gli esseri umani sono incappati nel peggio. Eppure l’avvertimento di Dio era chiaro: “...perché nel giorno che tu ne mangerai [del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male], certamente morirai” (Genesi 2:17). Uomo avvisato...

Dal giorno della separazione da Dio l’essere umano non ha mai smesso di cercare il paradiso perduto.

L’albero della vita che si trova al centro del giardino è ormai inaccessibile, come lo è la presenza di Dio, poiché il suo ingresso è custodito dai cherubini (vd. Genesi 3:24; 1 Re 6:32).

Tre volte morti

In Romani 6:23 è scritto che “il salario del peccato è la morte”. Nell’Eden la scelta di disubbidire è sfociata, per l’uomo, in una triplice morte.

1. La morte fisica

Tratto dalla polvere, l’uomo è destinato a ritornare polvere. La morte è l’inevitabile conclusione di ogni tipo di vita terrena: Dio ha scacciato l’uomo e la donna dal giardino e ha sbarrato loro l’accesso all’albero della vita.

Se, tutto sommato, la morte sembra un destino naturale per l’essere umano – tratto dalla polvere è logico che ritorni polvere – la morte fisica non era, però, ineluttabile.

Infatti, la presenza dell’albero della vita, simbolo di comunione con Dio, sorgente di vita, indicava una prospettiva di vita eterna.

Fintanto che fosse stato in comunione con il suo Creatore, l’uomo sarebbe vissuto per sempre (vd. Genesi 3:22).

Ma il peccato ha comportato la rottura di questa comunione. Ora tutte le creature viventi hanno in comune soltanto una cosa: il fatto di essere mortali.

2. La morte spirituale

La morte spirituale interessa il centro del nostro essere, ossia il cuore (vd. p. 237).

Essa si manifesta con le cattive inclinazioni (vd. Deuteronomio 31:27; Salmo 81:12-13; Geremia 3:17; 7:24; 9:13; 11:8; 13:10; 16:12; 18:12; 23:17) che, a loro volta, si manifestano con il rifiuto di ascoltare la volontà di Dio e la volontà di fare, invece, di testa propria.

Questa tendenza malvagia influenza così i pensieri, i sentimenti e la volontà:

  • il rifiuto che opponiamo a Dio ci allontana dalla sua luce in modo tale che la nostra ragione ne è ottenebrata (vd. Romani 1:21);
  • non siamo più in grado di tenere a bada le nostre passioni (vd. Romani 7:5);
  • la nostra volontà è contraddittoria e ambigua (vd. Romani 7:21-24). Recita un vecchio adagio inglese: “Tutti gli uomini sono pazzi, e chi non vuole vedere dei pazzi deve restare a casa sua e rompere lo specchio”.
    Non si può negare che vi sia una certa saggezza in quest’affermazione...

 

Terminologia

Diagnosi di contaminazione

– Chi contrae il virus del peccato?

Ci troviamo in presenza di una vera e propria pandemia poiché “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. Tutti sono morti (spiritualmente) a causa del peccato di Adamo (vd. Romani 3:23; 5:12-15; 1 Corinzi 15:22).

– Data del primo contatto con il virus?

Il virus si trasmette fin dal grembo materno (vd. Salmo 51:5).

– Quali sono gli organi più colpiti?

Il “cuore”, vale a dire l’individuo nella sua interezza (vd. Genesi 6:5; Geremia 17:9; Matteo 15:18-20).

– Sintomi?

Una vita vissuta all’inseguimento delle proprie passioni e contraria allo Spirito di Dio, la quale sfocia inevitabilmente in comportamenti a rischio (vd. Galati 5:19-21; Efesini 2:1-3).


Il male sa fare bene i suoi conti ed effettua parecchie operazioni all’interno e ai danni dell’essere umano.

Sottrazione

Il male ci sottrae alla gloriosa presenza di Dio.

Un punto di demerito che diventa penalizzante e viene detratto dalla facoltà di vivere una vita in pienezza.

Finché si rimane lontani da Dio questo stato di separazione persiste

 

Chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Giovanni 3:36

 

Lontano dalla presenza di colui cui appartengono, gli esseri umani sono paragonati a pecore smarrite, denaro perduto, figli perduti (vd. Luca 15).

La separazione tra Dio e il genere umano comporta altre rotture.

Nell’Antico Testamento l’esclusione del popolo d’Israele a causa dell’impurità rientra in questa logica di resezione.

Perfino nel Nuovo Testamento è scritto che i rami che non portano frutto devono essere tagliati (vd. Matteo 7:19; Giovanni 15:1-6; Romani 11:22).

Noi siamo invitati a recidere alla base ciò che ci spinge a fare il male (vd. Matteo 18:9).

Divisione

Fin dall’ingresso del male nel mondo l’uomo è in preda a una contraddizione interna; il suo essere interiore è caratterizzato dalla perdita d’integrità, dalla doppiezza del cuore (vd. Salmo 12:2), da un’anima divisa (vd. Giacomo 1:8), da sentimenti e desideri contrari alla ragione (vd. Romani 7:18-19).

Il nostro essere è diviso, smembrato, lacerato.

Moltiplicazione

Come un cancro provoca la moltiplicazione anomala e disordinata delle cellule, anche il peccato comporta una serie di gravi complicazioni: “Io moltiplicherò [letteralmente!] grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza” (Genesi 3:16).


In luogo di una moltiplicazione di benedizioni previste per uno sviluppo sostenibile (Genesi 1:28) ci ritroviamo davanti una moltiplicazione di sottrazioni e divisioni: una mortale reazione a catena.

Questa terza operazione del male fa parte di un programma malevolo: il peccatore è schiavo della propria natura, delle proprie cattive inclinazioni (vd. Romani 7), del mondo (1 Giovanni 2:15-17) e del diavolo (Ebrei 2:14).

Il male si può paragonare a un virus informatico che si diffonde all’interno del sistema per distruggerlo o controllarlo mediante la creazione di programmi nocivi autoinstallanti e auto-replicanti.

In assenza di un’adeguata protezione (un programma antivirus) il virus è in grado di creare interferenze, interrompere la connessione e distruggere la memoria del computer a nostra insaputa.

 

3. La morte eterna

L’ira di Dio si sta già riversando sull’ingiustizia degli uomini (vd. Romani 1:18).

La colpevolezza degli uomini è già stata accertata (vd. Salmo 106:6).

Nel giudizio finale (vd. p. 675) la condanna sarà confermata e renderà definitiva la sentenza di separazione (sottrazione) dalla presenza divina.

 

FEDE CONSAPEVOLE 294-298

Pubblicato in: Il male

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