Cantavo per Dio. Da quando presi una chitarra in mano per la prima volta, appena adolescente, scoprii che quello strumento era come la preghiera: un mezzo per portare a lui le mie parole e condividerle con chi voleva ascoltarmi. Cantavo per Dio per bisogno interiore, per piacere, per passione. Poi, crescendo, è diventato il mio ministero e il mio lavoro. Io e la musica eravamo uno. Finché una mattina, davanti a uno specchio, tutto cambiò in un istante. Con la stessa naturalezza con cui ti mostra improvvisamente un brufolo o un capello bianco, il mio riflesso mi sbatté in faccia una macchia sulla lingua. Si trattava di un tumore. Un carcinoma. Non potevo più suonare né cantare. E forse neppure più vivere. Le mie preghiere divennero mute, come il cuore afono di speranza. Anche nel giorno più buio, però, torna a sorgere l’alba. Così Dio ha squarciato la mia lunga e dolorosa notte, riempiendola con la luce di un nuovo canto. Mi ha chiesto una sola cosa in cambio: “Fidati di me”. Oggi canto ancora. E, per ringraziarlo e celebrarlo, scrivo la mia storia. La sua storia in me. - Nico
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