Nella cella cadde improvvisamente il silenzio – poi scoppiarono frenetiche grida di "Allahu Akbar"! Trattenni immediatamente il respiro, scioccato. Spalancai gli occhi. Gli uomini saltarono su dal pavimento e si abbracciarono l’un l’altro con gesti di giubilo. Alzarono le braccia in trionfo e danzarono per tutta la cella affollata, dandosi pacche l’un l’altro sulla schiena e sorridendo. Io mi spostai molto lentamente verso il muro più vicino, le mani improvvisamente umide. Gocce di sudore mi comparvero sopra il labbro superiore e sulla fronte, e cercai di non tremare. Per diversi minuti i miei compagni di cella celebrarono il successo dell’attacco terroristico in Francia. Avevo visto quel genere di celebrazione musulmana alla televisione, ma viverla in prima persona fu scioccante. Mi resi conto, in quei momenti terrificanti, di essere stato incarcerato con gli estremisti islamici. E avrei appreso che i miei compagni di cella erano, infatti, membri dell’ISIS.
Petr Jašek è figlio di un pastore che fu perseguitato nella Cecoslovacchia comunista. Nel 2002 si unì all’organizzazione umanitaria The Voice of the Martyrs (VOM) per utilizzare la sua esperienza professionale in campo sanitario al servizio dei cristiani perseguitati in tantissime nazioni, specialmente quelle africane dove la persecuzione dei cristiani è più violenta come la Nigeria o il Sudan. Per questo motivo nel 2015 fu arrestato in Sudan e incarcerato per 445 giorni. Petr Jašek ora gira il mondo come ambasciatore di VOM raccontando la sua prigionia e incoraggiando i credenti a sostenere e aiutare i cristiani perseguitati.
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