Vittoria sul campo di battaglia della scienza

se costoro tacciono, le pietre grideranno (Luca 19:40).

Paradosso: nel momento in cui le prove dell'autenticità del testo sacro risultano evidenti agli occhi di tutti, la Bibbia dovrà condurre la più aspra battaglia della sua storia movimentata.

La fine del 19° secolo segna la vittoria della ragione sull'oscurantismo. L'uomo ha una fiducia il­luminata nelle sue capacità; egli giudica di tutto e crede di possedere la chiave di tutti i misteri. Si allontana volontariamente da Dio e acclama la scienza come un dio, pensando che essa gli con­ferirà a breve termine la sovranità dell'universo.

L'uomo viene catapultato sulla via di un orgoglio sfrontato, e la sua audacia non conosce limiti. Egli sottomette ormai la Rivelazione trascendente di Dio all'analisi della sua ragione decaduta. Un attitudine di umiltà, pertanto indispensabile alla conoscenza della Bibbia, non è più di moda. L'uomo si vanta di essere adulto; così considera l'esercizio della pietà come un espressione infantile. Da ora in avanti, sta a lui giudicare le cose, valutare i dati dei problemi spirituali e poi di fare da arbitro nei conflitti del suo intendimento.

Stanco delle intrusioni della religione sulla sua libertà, estenuato dalle superstizioni che essa ha in­coraggiato e dagli abusi del clero, l'uomo afferma la sua superiorità, si crede un semi-Dio e rifiuta di piegarsi davanti all'Onnipotente, che identifica troppo spesso con gli inganni della religione. Non è più Dio a giudicare l'uomo, ma l'uomo a giudicare Dio. Così egli non sopporta più la verità della Scrittura, che si oppongono alle opinioni della sua epoca. Effettivamente, le correnti filosofiche mettono a nudo le possibilità insospettate del genio umano.

Darwin ha sviluppato la teoria dell'evoluzione e sostenne che gli antenati dell'uomo erano le scimmie, questo dovrebbe spiegare  che l'uomo, in continua evoluzione,  si libera  progressivamente  dell'animalità.

Ben presto Nietzsche varcherà un’altra tappa affermando: «Io vi insegno il superuomo - L'uomo è qualcosa che deve essere superato- Cosa abbiamo fatto per superarlo? Tutti gli esseri esistenti fino ad oggi sono stati creati al di là di loro stessi. Cos'è la scimmia per l'uomo? Un oggetto di vergogna. Così sarà l'uomo per il superuomo!»

Il grande filosofo tedesco cadrà nella follia, cosa che non impedirà a delle moltitudini di prestare attenzione alle sue parole e di lanciarsi sulla via che egli ha aperto. Questo ci fa pensare a Nabucodonosor, colpito nella sua ragione perché non aveva voluto rendere gloria a Dio. (Daniele 4:28-37)

Quale flagrante contrasto fra l'insaziabile arroganza dell'uomo e la profonda umiltà di cui Gesù Cristo ha dato l'esempio più vivo, e che ha insegnato ai suoi discepoli: Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. (Matteo 11:25,26)

Da parte sua, l'apostolo Paolo fissa i limiti della ragione umana nel campo spirituale: l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. (1 Corinzi 2:14)

Oh! se si fosse saputo ascoltare la voce della saggezza e ritornare alla Parola divina! Ma il libero arbitrio dei ragionamenti umani trionfano anche nella facoltà di teologia. La Bibbia si era messa da parte, un po' come un cadavere lasciato nelle mani di studente di medicina.

In questa fine del 19° secolo, la nuova teologia causa stragi considerevoli; essa semina il dubbio negli spiriti, mina la fiducia dei convertiti, incoraggia il disprezzo degli increduli, denigra i veri valori morali di fronte a una generazione che essa ha privato della conoscenza di Dio. Il mondo contemporaneo subisce ancora le conseguenze della responsabilità assunta dalle sfere dirigente della cristianità, che detronano la fede a vantaggio della scienza. La decadenza morale che oggi tutti gli uomini deplorano trae origine dal disprezzo e dall'abbandono della Parola di Dio.

Nella sua saggezza, Salomone aveva dichiarato, circa 3000 anni fa: Se il popolo non ha rivelazione è senza freno (Proverbi 29:18).

Ora, i teologi sono stati i primi a sbarazzarsi del freno salutare della Rivelazione. Liberato improv­visamente dai freni provvidenziali, il veicolo dell'umanità si è avviato sul pendio fatale; sta precipi­tando verso un abisso di perdizione.

La scienza aveva voluto soppiantare la Bibbia; ma Dio non aveva detto l'ultima parola. Alla soglia del 20° secolo, le circostanze avrebbero indotto questa stessa scienza a fare in qualche modo am­menda onorevole.

Un gran numero di archeologi si era recato in Medio-Oriente. Pieni di pregiudizi e di prevenzioni circa le Sacre Scritture, molti di essi era ben deciso a trarre dai loro scavi la dimostrazione delle menzogne del testo sacro. Ora, fu tutto il contrario. Molti dovettero abbassare le armi e convenire che la Bibbia aveva detto il vero. Le tavolette d'argilla scoperte a Ninive confermano i racconti biblici della creazione e del diluvio. Lo strato di fango trovato a Ur in Caldea dagli operai di Sir Leonard Woolley fornisce la prova evidente dell'inondazione che fece perire la generazione di Noè. Il codice di Ammurabi, vecchio di circa 4.000 anni, illustra le leggi in vigore ai tempi di Abramo. Le ricerche intraprese a Sichen, a Hebron, a Beer Scheba danno una dimensione nuova alle descri­zione bibliche della vita dei patriarchi.

Lo studio dei geroglifici egiziani apporta una chiarezza inattesa ai racconti dell'Esodo. La pala degli archeologi strappa alle rovine di Gerico testimonianze ancora più convincenti della fondatezza delle descrizioni di Giosuè.

Altri uomini di scienza esaminano le rovine delle scuderie del re Salomone a Meghiddo, i suoi fa­mosi serbatoi presso Betlemme, le sue miniere di rame e i suoi cantieri navali della regione di Eilat, facendo così rivivere la grandezza del suo regno.

La celebre pietra di Mesha, re di Moab, evoca fatti storici narrati nel 2° libro dei Re, capitolo 3. Il prisma esagonale di Sennacherib, re di Assira, racconta le sue conquiste militari in Israele; paralle­lamente, l'iscrizione scoperta nel canale di Siloe a Gerusalemme attesta gli sforzi di Ezechia per assicurare l'approvvigionamento d'acqua della città, al momento dell'invasione del re di Assiria.

Se la Palestina nasconde numerose conferme archeologiche della Santa Scrittura, lo stesso si può di­re di altri paesi del Medio Oriente. Nel 1812, il viaggiatore svizzero Y.L. Burkhardt scoprì, all'estremo sud del deserto di Moab, località di Petra, con i suoi templi di arenaria rosa; non è solo la città di Nabath che egli fece risorgere dal passato, ma anche la città di Sela, capitale di Edom, dove Esaù aveva stabilito la sua fortezza sulla montagna di Seir. Contemplando il suo canyon impressio­nante e i suoi santuari posti in alto fin sulle cime, non si può che pensare alle parole di Geremia e di Abdia: L'orgoglio del tuo cuore ti ha ingannato, o tu che abiti nei crepacci delle rocce, e stabilisci la tua abitazione in alto; tu che dici in cuor tuo: "Chi potrà farmi precipitare a terra?" Anche se tu facessi il tuo nido in alto come l'aquila, anche se tu lo mettessi fra le stelle, io ti farò precipitare di lassù», dice il SIGNORE. (Abdia 3, 4; Geremia 49:16).

Tiro, l'antica metropoli dei Fenici, era ugualmente reputata inespugnabile. Per ben comprendere gli avvenimenti, bisogna ricordarsi che, sotto la minaccia di Nabucodonosor, che ne fece la sua sede dal 585 al 573, gli abitanti di Tiro si erano rifugiati su di un isola vicino alla costa. vi rimasero fino al 332; Alessandro il Grande ordinò allora alle sue armate di colmare lo stretto che superava l'isola dal litorale, usando precisamente le rovine dell'antica città di Tiro. Ora, come poteva il profeta prevedere una tale strategia 250 anni in anticipo? Egli aveva predetto: così parla DIO, il Signore: Eccomi contro di te, o Tiro! Io farò salire contro di te molti popoli, come il mare fa salire le proprie onde. Essi distruggeranno le mura di Tiro e abbatteranno le sue torri; io spazzerò via da lei la polvere e farò di lei una roccia nuda. Essa sarà, in mezzo al mare, un luogo da stendere le reti, ………essa sarà abbandonata al saccheggio delle nazioni. (Ezechiele 26: 3-5).

Ancora una volta, storici e archeologi incappano nel fatto soprannaturale dell'ispirazione del testo biblico.

Babilonia, la regina delle capitali delle civiltà, subisce una sorte simile a quella di Petra o di Tiro: Babilonia diventerà un mucchio di macerie, un covo di sciacalli (Geremia 51:37).

Il visitatore, giunto nel luogo storico della celebre metropoli di Nabucodonosor, non può che inchi­narsi davanti alla precisione dei termini usati dai profeti a proposito di Babilonia.

I suoi giardini pensili erano stati una delle sette meraviglie del mondo. Era l'espressione dell'orgo­glio umano che sfidava il Dio dei cieli. Nabucodonosor se ne era vantato: Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà? (Daniele 4:30)

Poiché egli si rifiutò di umiliarsi, l'Eterno lo colpì nella ragione. Quanto alla città in se stessa, conobbe un castigo fulminante. Geremia l'aveva annunciato lungo i capitoli 50 e 51 della sua profezia: Anche se Babilonia si elevasse fino al cielo, anche se rendesse inaccessibili i suoi alti baluardi, le verranno da parte mia dei devastatori, dice il SIGNORE (Geremia 51:53).

Ciro, il conquistatore persiano, deviò la corrente d'acqua che irrigava Babilonia e sorprese i suoi difensori, penetrando nella città attraverso il letto del fiume. Babilonia cadde in una notte, come l'aveva annunciato Daniele (Daniele 5). Diventò un deserto. Era scritto in anticipo: Io prosciugherò il suo mare, disseccherò la sua sorgente…... Le sue città sono diventate una desolazione, una terra arida, un deserto, un paese dove non abita più nessuno, per dove non passa più nessun figlio d'uomo. (Geremia 51: 36, 43)

Ma i fatti storici si susseguono. L'imperatore Ciro diventa un liberatore per Israele; il suo nome era stato annunciato dal profeta Isaia circa due secoli prima. (Isaia 44:28; 45:1-3,13). Egli permette ai prigionieri ebrei di ritornare a Gerusalemme e di ricostruire il tempio dedicato al Dio dei cieli.

È il tema dei libri di Esdra e di Nehemia. Ora, l'archeologia rievoca a modo suo questa politica di tolleranza osservata dai re persiani nei confronti delle minoranze etniche disperse nel loro regno; il famoso cilindro di Ciro trovato da Rassam nel 19° secolo ne è la prova.

Ed è così che, ogni anno, si traggono dal suolo del Medio-Oriente nuovi tesori che confermano il testo sacro.

Le descrizione dell'Antico Testamento prendono un rilievo inatteso alla luce di scoperte effettuati in Siria, in Iraq, in Giordania, in Egitto e soprattutto in Israele, dove gli scavi vengono eseguiti con passione da numerosi professionisti e amatori.

Lo stesso si può dire del Nuovo Testamento: racconti storici che illustrano scene raccontate nei Vangeli; inscrizioni antiche confermanti gli scritti degli apostoli e i loro viaggi; o ancora mano­scritti greci e latini che descrivano la vita dei popoli mediterranei visitati da Paolo e dai suoi com­pagni. Che dire anche delle sette lettere alle Chiese d'Asia, in cui ogni frase assume una dimensione nuova quando, in occasione di una visita in Turchia moderna, si percorrono le rovine delle città menzionate in Apocalisse 2 e 3?

Questa non è che una breve panoramica degli avvenimenti attestati dall'archeologia biblica. Po­tremmo citare altri, di cui una dei più recenti è la scoperta del Mar Morto, che confermano, ognuno a suo modo,  l'autenticità delle Scritture.

Ma un passaggio dell'Evangelo riassume queste costatazioni, molto meglio di quanto noi sapremmo fare: I farisei si erano indignati dell'accoglienza riservata al Signore da parte delle moltitudini ac­corse per festeggiare il Suo ingresso a Gerusalemme: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» Ma egli rispose: «Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno» (Luca 19:39, 40)

Nel momento in cui la scienza credeva di trionfare su tutti i misteri, gli specialisti del testo sacro avrebbero dovuto raccogliere la sfida.

In realtà tacquero. Così, di fronte a questo silenzio pieno di debolezza e di vigliaccheria, le pietre del Medio-Oriente hanno gridato, a modo loro, l'esattezza e l'autenticità della Bibbia. L'eco di questo grido si prolunga ancora nell'era dei mass-media, poiché ogni anno la stampa a titoli sensazionali e la televisione si incaricano di esporre agli occhi di un pubblico annoiato nuove conferme archeolo­giche delle Scritture.

Dopo la corrente razionalista del 19° secolo, un certo cambiamento si manifestò in seno all'elite intel­lettuale. Ci sono, nel 20° secolo, scienziati che, pur restando sulle loro posizioni agnostiche, hanno dimostrato che il loro spirito resta impresso dal pensiero dell'eternità, che Dio ha posto in essi. (Ecclesiaste 3:11)

Nel 1938, Einstein dichiarava: «Senza la credenza nell'armonia interna del nostro mondo, non ci potrebbe essere scienza... Se noi purifichiamo il giudaismo dai profeti e il cristianesimo in­segnato da Gesù da tutto ciò che è venuto in seguito...... abbiamo una religione capace di preservare il mondo da tutti i malesseri sociali. Ogni uomo ha il dovere sacro di far del suo meglio per il trion­fo di questa religione. » (testimonianze citate da D. Vernet: «La Bibbia e la scienza», pg. 152.)

Altri scienziati vanno più lontano: non esitano ad affermare la loro fiducia nella Bibbia e la loro fede in Gesù Cristo: - l'entomologo Jean-Henri Fabre (1823-1915): «Non soltanto credo in Dio, ma lo vedo! » (Citato da D. Vernet: «La Bibbia e la scienza», pg. 152

- Il professor Hans Rohrbach, di Magonza: «La Bibbia ci dà la conoscenza ultima, anche di ciò che lo scienziato non può conoscere. In Gesù Cristo è veramente nascosta tutta la pienezza della sag­gezza e della conoscenza: raggiungere questa pienezza e questa conoscenza, è lo scopo della mia vita» (H. Rohrbach: «L'immagine del mondo secondo la scienza e secondo la Bibbia», pubblicato sulla Rivista Riformata, num. 75-76, 1968/3-4)

Il Dr. G.A. Blaauw, professore di matematica elettronica all'Università di Enschede (Paesi Bassi): «Sono cristiano da più di vent'anni. In tutto questo tempo, ho studiato e lavorato nel campo della scienza moderna, in particolare nel campo dei calcolatori. Questo campo non si è posto contro la benedizione spirituale e l'incoraggiamento che Dio, nella Sua grazia, ha dato. Al contrario, ha confermato la verità che Dio ha rivelato attraverso la Sua Parola» (citato da D. Vernet: "La Bibbia e la scienza, pg. 156.

- Il biofisico Henri Devaux: «Siamo in possesso di due rivelazioni, la Creazione e le Scritture, en­trambi superiori all'uomo. Io studio con ammirazione da 60 anni il magnifico libro della Creazione, e questo lungo studio non ha fatto che fortificare la mia sicurezza che queste due fonti di testimo­nianza sono in pieno accordo.» (H. Devaux: "I tre primi capitoli della Genesi", III ediz.. pg. 5 e 6.

- Infine Robert Oppenheimer, specialista in energia nucleare (1904-1967) «Anche nella scienza pu­ra, una scoperta è fonte di angoscia.... L'uomo di domani, saprà di più? lo credo; farà di più? lo credo anche; sarà migliore? lo spero senza crederci troppo... Io credo che la forza e la giustizia della sensibilità cristiana hanno cambiato il mondo almeno quanto lo ha fatto lo sviluppo tecnico.»

Le constatazioni degli scienziati sono altrettanto convincenti quanto le prove dell'archeologia. La fede è più penetrante della ragione. La scienza si inchina di fronte alla Sacra Scrittura. Ancora una volta, la Bibbia esce vittoriosa dal campo di battaglia. È una dinamite davanti alla quale nulla può resi­stere, una potenza di vita che rivela al mondo Cristo come Salvatore e Signore: la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. (Romani 10:17)

Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio (1 Giovanni 5:13).

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