72 Sapienti ebrei ad Alessandria                                  

Tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi (Luca 24: 24).

Quando gli scrittori sacri entrarono nel piano di Dio, probabilmente non si resero conto dell'ampiezza di Suoi obbiettivi. Non compresero che il loro contributo doveva essere integrato in un insieme coe­rente e ben ordinato; ma l'Architetto del tempio della Rivelazione agiva secondo un disegno conce­pito fin dall'eternità; Egli riunì nel corso dei secoli elementi che la sua prescienza aveva prevista da molto tempo.

Nella costruzione di questi edifici, ogni pietra aveva il suo posto ben assegnato; l'organismo letterario della Bibbia può essere paragonato all'organismo spirituale della Chiesa, descritta dall'apostolo in questi termini:

Da Lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore d'ogni singola parte (Efesini 4:16).

La Sacra Scrittura si avvaleva anche del «vigore di ogni singola parte», vigore che si traduceva dap­prima nell'ispirazione verbale degli originali; poi fu la moltiplicazione delle copie eseguite sui primi manoscritti.

Il testo redatto originalmente da Mosè fu riprodotto innumerevoli volte. In Israele è sorta tutta una schiera di scribi, che vegliavano gelosamente sulla Rivelazione. Prima che i documenti biblici invec­chiassero, o che l'usura li rendesse illeggibili, furono ricopiati con cura da uomini dei quali la storia non ha ricordato i nomi. Dio ha usato l'erudizione, le competenze, così come la minuzia di innumere­voli credenti sconosciuti, interamente dedicati a questo compito; sia prima che dopo la venuta di Cri­sto, centinaia, migliaia di scribi consacrarono la loro la loro vita e i loro talenti alla trasmissione della Scrittura. Se si considera che un rotolo di papiro non era utilizzabile per più di uno o due secoli, si comprende meglio perché non fu possibile conservare i manoscritti originali, e si apprezzano ancora di più tutti questi copisti anonimi nel loro ruolo indispensabile alla preservazione del testo sacro.

Per meglio cogliere l'importanza di questa tappa decisiva nella storia della Bibbia, cerchiamo di im­maginarci gli avvenimenti di 25 secoli fa.

L'Antico Testamento non è terminato, ma i libri di Mosè sono già stati copiati più volte. Questo la­voro è tuttavia subordinato alle circostanze sociali, politiche o religiose, che travagliano Israele. Ci sono scribi particolarmente zelanti, che reagiscono contro il materialismo del popolo e contro l'apo­stasia del clero; molti di essi sentono il bisogno di isolarsi sulle montagne o sui deserti, per dedicarsi completamente alla trascrizione delle Scritture; gli autori dei manoscritti del mar Morto, rifugiati a Qumran, faranno lo steso a partire dal III sec. a. C. (vedi cap. 1)

Tuttavia, 200 o 300 anni prima, altri uomini di un popolo a loro imparentato li hanno preceduti su questa strada; animati da  sentimenti tanto fanatici quanto ostili verso gli ebrei di Gerusalemme, se ne sono allontanati, stabilendo la loro residenza sulla cima del monte Gherizim, al di sopra della Sama­ria; là, hanno anche innalzato un tempio dedicato all'Eterno. Sono i sacerdoti samaritani, il cui ordine «monastico» - senz'altro uno dei più antichi del mondo - sussiste ancora nel 20° secolo della nostra era. Il Nuovo Testamento evoca l'odio feroce che improntava le relazioni fra Samaritani ed Ebrei di Giuda.

Certi passaggi degli Evangeli devono essere esaminati alla luce di questa rivalità religiosa; a titolo indicativo, il colloquio del Signore con la donna samaritana assume particolare rilievo, quando lo si considera nel quadro di questa tensione fra le due razze «cugine». «I nostri padri hanno adorato su questo monte» (Giovanni 4: 20), ella risponde a Gesù, trincerandosi così dietro i suoi antenati reli­giosi. Ella fa allusione al tempio che i suoi antenati del 6° secolo avevano eretto sul monte Gherizim (la montagna della benedizione), con la pretesa di celebrarvi un culto rivale e di nuocere così alla re­putazione del tempio di Gerusalemme. Avendo piena conoscenza dei fatti, il Signore stacca questa donna dal suo orizzonte limitato:

Donna, credimi, l'ora viene che ne su questo monte ne a Gerusalemme adorerete il padre. Voi adorate quel che non conoscete..... Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adore­ranno il padre in ispirito e verità; poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede.         (Giovanni 4: 21-23)

Ma i sacerdoti samaritani non erano di questi adoratori che si avvicinano al Padre in ispirito e verità. Per 15 secoli, essi non vogliono avere relazioni con gli altri sacerdoti, ma durante tutto questo tempo, ricopiarono la legge di Mosè sul monte Gherizim, rifiutando ostinatamente qualsiasi contatto con coloro che svolgono la stessa attività altrove in Palestina.

Oggi, confrontando il Pentateuco Samaritano con il testo ebraico classico, abbiamo in mano due te­stimonianze attestanti la trasmissione dei primi libri della Bibbia, durante il periodo più movimentato della loro storia. La scrittura ha ragione quando prescrive:

Un solo testimone non sarà sufficiente contro ad alcuno,.... il fatto sarà stabilito sulla deposizione di due o tre testimoni (Deutoronomio 19: 15).

E, con i secoli, questi «testimoni» di papiro e di pergamena si moltiplicheranno in modo considere­vole.

Ma ritorniamo all'epoca dell'esilio. Alla minaccia dell'Assiria si è sostituita quella dei Caldei. Un seco­lo prima, le dieci tribù del nord erano state condotte in schiavitù nella regione di Ninive; il fior fiore delle due tribù del sud è ora deportato a Babilonia. Al momento dall'invasione dei re assiri, molti Ebrei sono già fuggiti in Egitto, sfidando così la proibizione di Dio; essi si esponevano così alla Sua disapprovazione.

Dopo la presa di Gerusalemme da parte di Nabucadnetsar, nuova emigrazione collettiva verso l'Egitto; Il profeta Geremia si erge contro questa disubbidienza all'Eterno, ma è portato a forza, senza potersi opporre ai suoi rapitori. Nel 5° secolo, la comunità ebraica è già molto numerosa in Egitto; così numerosa che pensa di erigersi un tempio in onore dell'Eterno.

Pare che questo avvenimento sia stato intravisto dal profeta Isaia. Gli archeologi hanno ritrovato in Mesopotamia documenti attestanti il sostegno materiale di Ciro, re di Persia, si era impegnato a for­nire aiuti finanziari per la costruzione del tempio che gli Israeliti dedicarono al Dio dei cieli.

Questo atto di generosità si unisce a quello di consentire la restaurazione del tempio di Gerusalemme e di cui parlano i libri biblici di Esdra e di Nehemia.

3° secolo a.C. - Benché in disgrazia, Israele rimane responsabile degli oracoli di Dio. La Parola divi­na è tuttavia, destinata a tutti gli uomini. Come vedremo, supererà i limiti troppo stretti del popolo eletto e il suo messaggio si riverserà sul mondo civilizzato di allora.

La colonia ebrea d'Egitto aumentò in modo considerevole. Due dei cinque quartieri di Alessandria erano riservati ai discendenti d'Abramo. Il re Tolomeo Filadelfo (285-248) si interessa alla vita dei suoi sudditi israeliti. Inoltre, i suoi gusti letterari molto pronunciati lo spingono a voler conoscere i loro documenti storici e religiosi; ma egli non conosce l'ebraico. Ora, a quell'epoca, un desiderio del re ha forza di legge: egli ordina dunque la traduzione in greco di tutti i libri israeliti, testi sacri e rac­conti profani. 72 studiosi ebrei sono incaricati di questo lavoro che, in loro onore, porterà il nome di «Versione dei Settanta».

La tradizione vuole che il sacerdote di Gerusalemme non acconsentì alla richiesta di Tolomeo che ad una condizione: la liberazione da parte del monarca di un milione di Ebrei precedentemente ridotti in schiavitù in Egitto; questi israeliti liberati sarebbero entrati con pompa in corteo a Gerusalemme, mentre i 72 studiosi - 6 per tribù - si avviavano verso l'isola di Philae in cui, in un quadro d'incanto, Tolomeo aveva predisposto 72 celle per garantire nel modo migliore la tranquillità dei traduttori.

La leggenda spinge la fantasia fino a presumere che i 72 studiosi avrebbero prodotto in 72 giorni 72 testi che, si sarebbero tutti dimostrati identici.

Quali siano state le circostanze di questa opera, è certo che 72 eruditi di Gerusalemme si sono recati in Egitto per soddisfare i desideri di Tolomeo Ora, la versione dei Settanta ebbe un'eco straordinario.

Il greco, prima lingua «universale», si era progressivamente imposta su tutte le rive del Mediterraneo e ben al di là. Molti erano gli amatori di nuovi testi; le copie della Versione dei Settanta si moltiplica­rono dunque e si diffusero largamente. Già alla fine del III sec. certi poeti greci si riferirono alle ci­tazioni bibliche.

Il libro degli Atti degli Apostoli segnala la lettura regolare dell'Antico Testamento in tutte le sinago­ghe d'Asia Minore e di Grecia Atti 15: 21; 17: 11; 18; 28, ecc...

La Versione che veniva letta era, certamente, la Versione dei Settanta, ricopiata più e più volte; que­sta Parola divina raggiungeva anche Roma e l'Occidente, poiché penetrava in Siria e in Mesopotamia, e ancora più lontano  in Oriente. Le strade che le legioni romane costruivano un po' dappertutto, non favorivano soltanto gli scambi commerciali o le conquiste militari; esse incrementarono la circola­zione delle sante Scritture.

Dio lo permise, perché era un'ora strategica sul quadrante dell'orologio della storia: Egli preparava così il mondo alla venuta del suo amato Figlio quaggiù sulla terra. Se l'Antico Testamento ebraico doveva avvertire gli Ebrei della Palestina, era compito della Versione dei Settanta informare gli Israeliti dispersi, così come i pagani, dell'imminente realizzazione del piano di redenzione di Dio. Così, dei magi d'Oriente, abituati a scrutare il firmamento di Mesopotamia, appresero dall'Antico Te­stamento tradotta in greco, che un astro particolare doveva brillare alla venuta del Messia promesso. Numeri 24: 17. Riconoscendo nel ciclo il segno annunciato, si misero in viaggio e arrivarono a Geru­salemme, dicendo: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiam veduto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo (Matteo 2: 2).

Forse proprio grazie alla Versione dei Settanta alcuni Greci vennero a Gerusalemme per celebrarvi la festa e cercare di vedere Gesù. (Giovanni 21:20) Grazie ad essa, un ministro di Candace, regina di Etiopia, si recò alla città Santa per adorare (Atti 8: 27) o ancora dei rappresentanti di ogni nazione vi si radunarono nello storico giorno della Pentecoste (Atti 2: 5-11)

In ogni modo, lo Spirito di Dio lavorava nei cuori e nelle coscienze. Se Giovanni Battista fu un araldo che proclamò alle folle l'imminente venuta del Messia, La Versione dei Settanta ricoprì  a sua volta un ruolo di precursore, preparando a quell'epoca la classe di spicco intellettuale al più grande avvenimento della storia.

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