Il soffio della sua bocca

Ogni Scrittura è ispirata da Dio...   (2 Timoteo 3: 16)

Gli scrittori consacrati avevano quindi a disposizione la scrittura alfabetica e rotoli di papiro, sosti­tuiti a partire dal 2° secolo a.C. dalle pergamene.

Ma cosa ancora più importante, Dio disponeva di scrittori consacrati. Non bisogna credere che la missione affidata a questi uomini comportasse la neutralizzazione delle loro facoltà o della loro vo­lontà; beninteso, quando Dio comunicava a loro i Suoi pensieri, essi non avevano affatto la libertà di sottrarsi; al contrario, ne erano penetrati, al punto da essere portati a trascrivere ciò che era loro rive­lato. Gli scrittori sacri non erano mai passivi nel trasmettere il messaggio di Dio agli uomini; il lo­ro compito non era quello di un apparecchio per dettatura o di un registratore, che riproduceva la Parola iniziale di Dio. Tuttavia, il rispetto che loro portavano al messaggio ricevuto impediva loro di apportarvi delle modifiche. Lo Spirito Santo era la salvaguardia dei loro scritti, poiché li preservava da ogni ingerenza vera e propria. Come avrebbero potuto le loro concezioni umane, limitate e pro­fane, intromettersi nella Rivelazione divina, illimitata e santa?

L'apostolo Pietro spiega il processo dell'ispirazione: i profeti sono stati «sospinti dallo Spirito Santo». In questo passaggio, il termine greco evoca l'immagine della vela di una nave gonfiata dal vento; effettivamente, questa parola del testo originale compare anche nel racconto del naufragio di Paolo in Atti 27: Ed era così portata via (Atti 27:17).

Gli scrittori sacri sono stati letteralmente portati via dal soffio dello Spirito Santo. Solo il miracolo della piena ispirazione delle Scritture poteva assicurare una trasmissione fedele, intera e definitiva della Rivelazione divina agli uomini.

La Scrittura ci mostra come, prima della loro missione, gli autori sacri dell'Antico e del Nuovo Te­stamento sono stati messi a confronto con la sovranità di Dio. Mosè ha incontrato l'onnipotente tre volte santo nel pruno ardente (Esodo 3:3-6), Giosuè si è gettato ai piedi del Capo dell'armata dell'Eterno, prima di conquistare Gerico (Giosuè 5:13-15), Samuele, in giovane età, ha gridato: Parla, poiché il tuo servo ascolta (1 Samuele 3:10).

Il re Davide poteva dire: Lo spirito dell'Eterno ha parlato per mio mezzo, e la sua parola è stata sulle mie labbra (2 Samuele 23:2, 3).  Isaia ha scoperto con terrore la santità del suo Signore (Isaia 6:1-7). Geremia si è lasciato convincere da Dio (Geremia 29: 7) prima di voler convincere gli altri. Ezechiele (Ezechiele 1:28) e Daniele (Daniele 19:7-11) furono gettati per terra dalla rivelazione della gloria divina, prima di diventarne il portavoce.

L'ex-gabelliere Matteo ha prima ricevuto Gesù di Nazaret in casa sua, e poi divenne suo discepolo. Ugualmente Pietro, Giovanni, Marco, Paolo ebbero ognuno il loro incontro personale con Cristo (Paolo sul cammino di Damasco), prima di essere chiamati a scrivere sotto l'impulso dello Spirito Santo. L'apostolo Paolo ha precisato: Ogni Scrittura è ispirata da  Dio.

Il soffio di Dio ha generato la Scrittura, facendo nascere un messaggio vivo e dinamico, al quale co­operarono circa 40 servitori di Dio. Essi erano stati scelti per questo compito particolare. Erano uomini imperfetti, vulnerabili al male e soggetti alle loro proprie debolezze; non erano diventati infal­libili per compiere la loro missione specifica, ma, affidando loro la Sua rivelazione, Dio li rese parte­cipi del Suo messaggio divino, un po' come, su un altro piano, ha reso il credente partecipe della na­tura divina in virtù delle Sue grandi e preziose promesse (cf. 2 Pietro 1: 4).

Il Signore si è rivelato agli autori sacri nelle circostanze più diverse: nella solitudine o in mezzo ad una folla, nel tempio o nella natura, nei pascoli o nel deserto, nei palazzi o in prigione. sotto la forza della persuasione divina. Spesso, l'ampiezza della rivelazione li ha sconcertati; ma Dio ha sempre ac­cordato loro una convinzione assoluta circa la proclamazione da fare o il testo da trascrivere.

Tutti gli scrittori sacri avrebbero potuto dire come Geremia:

Tu m'hai persuaso, o Eterno, e io mi son lasciato persuadere, tu m'hai fatto forza e m'hai vinto (Geremia 20:7).

Si rivolsero al loro uditorio o a destinatari delle loro epistole con l'autorità del «così dice l'Eterno», consapevoli di trasmettere il messaggio di Dio. L'apostolo Paolo lo sottolineò ai Tessalonicesi:

Noi rendiamo del continuo grazie a Dio: poiché quando riceveste da noi la parola della predica­zione, cioè la parola di Dio, voi l'accettaste non come la parola d'uomini, ma, come essa è ve­ramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete.                                            (1 Tessalonicesi 2: 13)

Non è nostro interesse occuparci in dettagli dell'ispirazione verbale delle Scritture, e rimandiamo vo­lentieri il lettore ad autori più competenti che hanno trattato più diffusamente questo tema. Tuttavia nel quadro della nostra inchiesta sulla storia della Bibbia, era opportuno soffermarci su questa verità fondamentale: in effetti, non avrebbe senso parlare di una sovranità divina che ha preservato la scrit­tura attraverso i secoli, se non fossero stati originariamente autorità e ispirazioni divine a generare questa stessa scrittura.

Scrittori e copisti dell'epoca bilica sono stati uno dopo l'altro consapevoli del miracolo dell'ispira­zione. Mosè , Giosuè, Samuele, Davide, Salomone, Isaia, Geremia e tutti i profeti si espressero con la stessa autorità da parte dell'Eterno. I loro scritti furono impressi dal soffio di Dio che dapprima aveva preso possesso del loro spirito.

Nel V sec. prima dell'era cristiana, in tempi difficili, l'Eterno preparò uno strumento d'eccezione: «Esdra, sacerdote, scriba versato nella legge dell'Iddio del cielo… (Esdra 7:12). La schiavitù aveva perturbato la vita collettiva di Israele, al punto che i superstiti dell'esilio non conoscevano più ne la lingua ne la religione dei loro antenati.

Fu quindi compito di Esdra riannodare il filo della storia nazionale del popolo eletto, istruendo i figli della schiavitù nella conoscenza delle Scritture. E', comunque probabile che Esdra non si accontentò di spiegare alla nuova generazione la legge di Mosè e i racconti profetici, ma li rese accessibili ai suoi compatrioti. Proprio in questo periodo infatti i testi dell'Antico Testamento furono raccolti, classifi­cati e raggruppati in tre sezioni letterarie:

1)  la TORAH  =         la legge o i libri di Mosè

                                    Genesi  

                                    Esodo

                                    Levitico

                                    Numeri

                                    Deutoronomio             

      

2) i N'BTTM =           I Profeti

                                    Giosuè

                                    Giudici e Ruth

                                    1 e 2 Samuele

                                    1 e 2 Re

                                    Isaia    

                                    Geremia e Lamentazioni

                                    Ezechiele

                                    I dodici profeti minori   

 

3)  i HETHRULIM = i Salmi ed altre Scritture o Agiografi

                                    Salmi

                                    Proverbi

                                    Giobbe

                                    Cantico dei Cantici

                                    Ecclesiaste

                                    Esdra e Nehemia

                                    Ester

                                    Daniele

                                    1 e 2 Cronache    

Dopo la Sua resurrezione, il Signor Gesù si rifece a queste tre sezioni letterarie dell'Antico Testa­mento, confermandole così con la Sua autorità divina: Bisognava che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi, fossero adempiute (Luca 24: 44).

Egli confermò  anche l'ordine in cui questi scritti sacri erano stati consegnati, cosa che risulta eviden­te in modo particolare da un personaggio dell'Evangelo secondo Matteo, in cui Cristo si riferisce al primo e all'ultimo martirio secondo le Scritture ebraiche: Abele (Genesi 4) e Zaccaria (2 Cronache 24). Ai tempi di Esdra, 22 «rotoli del libro» costituivano l'insieme dell'Antico Testamento; oggi, molti di questi sono stati sdoppiati, e ognuno dei dodici profeti Minori costituisce un libro singolo. Seguendo gli avvenimenti, gli scribi ebrei adattarono diversi modi di raggruppare i loro scritti sacri. 

Quando, nel II secolo prima dell'era cristiana, l'imprudente re di Lisia, Antochio Epifanio, profanò il tempio di Gerusalemme e si accanì con violenza contro il sacerdozio che vi si esercitava, gli eroici resistenti della Giudea  si trinciarono dietro l'autorità dei loro scritti sacri.

Sotto i fuochi della persecuzione, ne riconobbero il carattere unico ed esclusivo, che va di pari passo con il loro valore spirituale.

Le convinzione dei Maccabei si concretizzarono più tardi nell'espressione «canone» o «regola»; que­sto significa per estensione «regola di dottrina». Il «canone sacro» formava dunque la collezione di scritti sacri riuniti da Esdra o dai suoi successori. In seguito, questa espressione si estesa all'insieme dell'Antico e del Nuovo Testamento; ma non anticipiamo; dobbiamo ora tornare al periodo che segue l'impero di Alessandro, in cui l'Antico Testamento fu contemporaneamente ricopiato in ebraico e tra­dotto in greco, cosa che contribuì largamente alla sua preservazione e alla sua comunicazione ai cre­denti dell'epoca greco-romano.

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